Meno cemento, più verde: la città che Varese vuole diventare nei documenti del nuovo PGT
Cancellati 30 ettari di cemento, in arrivo oltre 1.700 alberi e dieci aree di rigenerazione. La grande sfida resta la dipendenza dall'automobile
Il nuovo Piano di Governo del Territorio di Varese continua a prendere forma ed emergono le prime indicazioni su come l’amministrazione comunale disegna la città del prossimo futuro, una città diversa da quella immaginata dal piano del 2014.
Stando alla sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale, il documento che valuta gli impatti ambientali del nuovo Piano di Governo del Territorio, all’interno del rapporto preliminare del procedimento di Valutazione ambientale strategica recentemente pubblicato, l’amministrazione comunale ha scelto di puntare con forza sulla riduzione del consumo di suolo e sulla rigenerazione delle aree già urbanizzate, andando oltre quanto richiesto dalla normativa regionale.
Rispetto alle previsioni del PGT 2014 sono stati eliminati circa 30 ettari di aree destinate a nuove costruzioni. Si tratta del 55% delle trasformazioni residenziali su suolo libero e del 46% di quelle per altre destinazioni. Una scelta che, secondo i tecnici, porta a un “bilancio ecologico negativo”, restituendo quasi 30 ettari alla loro vocazione agricola o naturale.
Il fulcro della strategia è la Rete Verde Blu, un’infrastruttura ecologica pensata per affrontare i cambiamenti climatici. Il progetto prevede la rimozione dell’asfalto da oltre cinque ettari tra parcheggi e aree di sosta, la piantumazione di più di 1.700 alberi lungo le strade e interventi per migliorare la gestione delle acque piovane. Per valutare l’impatto ambientale dei nuovi interventi, il Piano introduce il Fattore Ecosistemico Multifunzionale, uno strumento che misura quanto ogni progetto migliora i servizi offerti dall’ecosistema urbano.
Sul fronte della rigenerazione, il PGT individua dieci ambiti dove intervenire, dal Comparto delle Stazioni alla Valle Olona, dall’Ippodromo alla Schiranna. Aree che oggi presentano fenomeni di degrado, dismissione o sottoutilizzo e che il Piano vuole trasformare secondo il modello della “Città dei 15 Minuti“, dove i servizi essenziali siano raggiungibili a piedi o in bicicletta. In questa logica, vengono cancellati oltre 4 chilometri di collegamenti stradali previsti dal piano precedente, recuperando cinque ettari che sarebbero stati asfaltati.
Tra i progetti principali c’è la rigenerazione del Nodo Ferroviario delle Due Stazioni, che comprende però anche un nuovo collegamento stradale di 300 metri tra via Monte Santo e via Podgora attraverso un sottopasso ferroviario. L’opera, in controtendenza rispetto alla filosofia generale del Piano, è considerata necessaria per superare l’isolamento dell’area.
Le criticità della città non mancano e sono evidenziate dallo stesso Rapporto Ambientale. Varese ha una forte dipendenza dall’automobile: i dati del 2019 mostrano che il 90% degli spostamenti da e per la città avviene con mezzi motorizzati, di cui il 75% in auto privata. La bicicletta copre appena l’1% degli spostamenti. Con circa 12.000 persone che raggiungono quotidianamente la città per lavoro o studio, principalmente in auto, cambiare queste abitudini rappresenta una sfida significativa.
Il territorio presenta inoltre criticità legate al rischio geologico e idrogeologico, oltre a diverse aree in stato di degrado o abbandono. Questioni che il Piano affronta attraverso studi specifici e che richiederanno interventi mirati.
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