Caso-Ferla, Sea: “È solo il primo tempo”
L'azienda sottolinea che la sentenza riconosce l'episodio alla base del licenziamento e ribadisce che continuerà a sostenere la sua posizione

«Siamo solo al primo tempo del primo grado di giudizio». Sea – gestore degli aeroporti di Milano – proseguirà nella vertenza sul licenziamento di Salvatore Ferla, operaio 49enne allontanato dal lavoro (“per giusta causa”) e reintegrato oggi dal Tribunale del Lavoro di Milano.
La sentenza ritiene sproporzionato il licenziamento come sanzione al lavoratore, Sea invece fa riferimento ad alcuni passaggi per dire che il fatto che ha sointo l’azienda a licenziare Ferla è comunque dimostrato.
Sea sottolinea il passaggio della sentenza in cui il giudice dice di poter concludere “che effettivamente il ricorrente abbia paragonato le dipendenti” di una società terza “a “puttane” incapaci di alzare la testa nei confronti dei loro protettori” (è l’episodio in mensa al centro del caso). La sentenza dice anche che che Sea “non può tollerare che i suoi dipendenti si rivolgano in maniera così irriguardosa nei confronti di altri lavoratori, anche se di società diverse” e che “il fatto contestato è grave e lo è tanto più quanto proviene da un rappresentante sindacale, che dovrebbe essere aduso a misurare le parole, specialmente quando si riferisce a lavoratori”.
Allora perchè il reintegro? Perchè secondo il giudice del lavoro la sanzione è sproporzionata, visto che per il contratto collettivo di lavoro, il comportamento del ricorrente meriterebbe solo un cartellino giallo. Sea ritiene invece che nessuno dei suoi dipendenti, siano essi dirigenti, quadri, impiegati o operai, possa usare espressioni offensive facendosi scudo del contratto collettivo di lavoro. «Se, concluso a breve il primo grado di giudizio, servirà un secondo o un terzo tempo, SEA non si sottrarrà», fa sapere la società.
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