Quello che non si osa in classe

Un'esperienza di un laboratorio del liceo linguistico che fa teatro, musica. Dove si muovono energie e ragazzi e adulti possono crescere insieme

Sono rientrati da Serra San Quirico, dove hanno partecipato alla XXVII Rassegna nazionale di teatro della scuola, pieni di entusiasmo. 
I tredici autori/attori di "Binario 8", uno dei tre spettacoli che anche quest’anno ha "prodotto" il Laboratorio di teatro del Liceo Linguistico e Sociopsicopedagogico "Manzoni" di Varese. Mettiamo le virgolette perché ci va di sottolineare che per noi più di questo, più del prodotto-spettacolo alla fine dell’anno, è importante il processo che ha portato allo spettacolo. Il lavoro di scrittura creativa, la formazione di un gruppo di amici (non nel senso stravolto di facebook…) che trovano nel laboratorio la possibilità di scoprire che si possono esprimere messaggi e emozioni non solo con le parole, ma con tutto il corpo, di imparare a fidarsi della propria voce che magari in classe non si osa tirar fuori, di imparare ad ascoltarsi e ascoltare, a stare attenti agli altri, a collaborare.
"Binario 8" è il lavoro del gruppo che l’anno scorso ha portato a Serra "Cyrano de BergeRAP", un esperimento di trasposizione della grande storia di Rostand nel mondo dell’hip-hop contemporaneo, e che con "Cyrano" si è aggiudicato il "biglietto del buon ritorno", cioè il diritto a tornare in rassegna con un altro spettacolo.
I ragazzi hanno voluto accogliere l’invito dell’Associazione Teatro Giovani che organizza il festival marchigiano, ispirandosi all’Idea8, tema di quest’anno, cioè a tutti gli anniversari storici che sono ricorsi con il numero 8. Hanno anche pensato che se ribaltiamo l’8 viene fuori l’infinito e ne è nato un testo dove si parla di Peppino Impastato e Aldo Moro, della Costituzione e di Martin Luther King, ma dalla prospettiva di un gruppo di viaggiatori involontariamente catapultati nell’infinito.
Poi i viaggiatori hanno preso le loro valigie e le hanno portate a Serra, dove anche quest’anno l’esperienza è stata magica: un borgo in cima a una collina – intorno uliveti e le vigne del verdicchio – pieno di ragazzi da tutta Italia, lo spettacolo da mettere in scena per la prima volta e non davanti al pubblico di casa, dormire in un’abbazia-ostello senza televisione ma con tanti amici, gli atelier di pittura e i laboratori in cui si scoprono emozioni che di solito è difficile esprimere.
Sarebbe bello che questa intensità diventasse un metodo, da poter ritrovare anche a scuola. In questa scuola di Stato, incerta del suo destino, sempre più svalutata persino da chi la fa, dove invece, malgrado i fondi che non ci sono mai, succedono cose così, si fa teatro, musica, si muovono energie, si cresce, ragazzi e adulti, insieme.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Maggio 2009
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