Cecchin: “La logica è per natura intollerante”
L'esponente del PdL torna sulla vicenda della sala di preghiera concessa a musulmani e cattolici e critica pesantamente l'amministrazione comunale
Riceviamo e pubblichiamo
Il nostro sindaco pro tempore è veramente irredimibile, e con lui appaiono sempre più irredimibili le mosche cocchiere che ne hanno finora tirato il carro.
La fine operazione di mistificazione del reale messa in opera con la vicenda della sala Pozzi e del culto islamico è l’ultima riprova di quanto appena ribadito.
Si è trattato, infatti, di una studiata operazione di stampo ideologico ben congegnata, quella di mettere insieme, per così dire, mele e bulloni, attraverso la storiella della contestuale e contemporanea concessione della sala civica alla Parrocchia e agli islamici e la scelta di condire il tutto in salsa buonista, con dotte citazioni della Costituzione, ancora una volta citata a sproposito.
E’, infatti, molto difficile da spiegare l’accostamento tra una richiesta proveniente da quella che è la comunità religiosa e sociale che informa la nostra cittadina dalla sua origine (risalente a qualche secolo addietro), che si è dotata in autonomia di strutture e luoghi di culto che costruisce e mantiene con proprie risorse e che in via eccezionale, per cause di forza maggiore (un intervento profondo di restauro) si trova a dover chiedere la disponibilità temporanea di un salone, con la richiesta d’uso del locale proveniente da un’associazione di Gallarate, estranea al territorio, e alla ricerca non tanto di opportunità dove realizzare e gestire un proprio autonomo luogo di culto, quanto di spazi non propri dove esercitare tale culto.
Orbene il giochino di far passare qualcuno per intollerante e contrario alla libertà religiosa è troppo vecchio e utilizzato per riuscire a farlo funzionare con il sottoscritto.
L’operazione solantiana è stata sottile: mettere insieme richieste con origine e natura diverse; trovare artificialmente un comune denominatore (la generica preghiera) e poi cercare una accattivante comunicazione utile per le anime semplici.
Il fine che sta sotto è altrettanto chiaro: proporre una impostazione relativistica e ideologica (il marxismo leninismo, antireligioso e materialista è ancora il sub strato culturale su cui si muove il del nostro amato sindaco pro tempore) del modo in cui l’istituzione pubblica si relazione con il fatto religioso e con l’espressione storica.
Tutto è stato impostato per legare due richieste e due fatti totalmente diversi che hanno presupposti dissimili, legando sul piano della comunicazione l’assenso dell’istituzione al realizzarsi contestuale delle due ipotesi: OK la Messa, ma per essere “giusti” come amministrazione ci deve essere nello stesso luogo anche la preghiera islamica; non fa nulla se questa è “importata” da Gallarate e gestita da soggetti che poco hanno a che fare con la nostra comunità locale.
E’ qui che sta la malafede profonda ed è su questo tasto che conviene soffermarsi, perché può non essere d’immediata evidenza. Il messaggio che i nostri reduci ex-sovietici vogliono far passare alla popolazione è innanzitutto questo; democratica e liberale è l’istituzione che pone alla base del suo agire un giudizio relativistico e un modo fintamente equanime di trattare ciò che è diverso.
Se qualcuno nutre dei dubbi su tale interpretazione, invito a riflettere senza pregiudizi su una evidente e conosciuta controprova di quanto asserito. Non sono forse questi pii e democratici amministratori gli stessi che, ad esempio, in ambito scolastico, da sempre propugnano in nome del loro personale laicismo il totale sradicamento del fatto religioso dalle nostre scuole? Non sono forse questi paladini della preghiera gli stessi che spalleggiano dirigenti scolastici e docenti “impegnati” allorché viene decisa e attuata “scientificamente” la cancellazione della memoria dell’esperienza religiosa nell’educazione scolastica (dal rifiuto del presepe, a quello dei simboli cristiani; dall’ostracismo alle Messe per le festività più importanti alle recite natalizie in cui è espulso anche il minimo riferimento al fatto storico che dovrebbe essere alla base della festa…. e così continuando)? Mi sbaglio oppure sono ancora questi cultori della libertà religiosa gli stessi che qualche hanno fa utilizzando personale comunale hanno allestito un blasfemo presepio nella piazza principale del comune, con la scusa di fare polemica politica?
Il dialogo interculturale; l’apertura all’altro; la ricerca della piena integrazione, il rispetto della libertà religiosa sono valori troppo grandi perché possano essere strumentalizzati da improvvisati maestri senza titolo a discapito di valori parimenti fondanti la nostra civile convivenza, quali il rifiuto dell’odio alla propria storia e tradizione, il senso dell’identità, l’amore per il patrimonio umano e spirituale che è alla base della nostra civiltà.
Tutti i fattori si devono necessariamente tenere insieme; se così non avviene, è difficile avere fiducia e ricercare con spirito libero il bene comune. Se, com’è accaduto, si decide di fare selezione a proprio piacimento e assumere scelte arbitrarie dettate da un disegno ideologico, bisogna avere la faccia e il coraggio di dirlo apertamente.
La logica è per natura intollerante, diceva forse il più grande filosofo italiano del XX secolo, Giovanni Gentile.
E’ questa l’unica intolleranza che considero un bene e che ricerco; se mi è permesso la esigo anche dai rappresentanti dell’istituzione.
Stefano Cecchin
Vice Presidente Consiglio comunale di Samarate
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