Rosticceria chiusa, le 400 forme di parmigiano saranno distrutte
Nonostante la richiesta di dissequestro da parte della difesa la procura fa sapere che le destinazioni sono due: distruzione o vendita ad azienda zootecnica per trasformarle in cibo per animali
Sono poche se non nulle le speranze per il proprietario della rosticceria Le Volte di recuperare le 400 forme di parmigiano reggiano attualmente sotto sequestro insieme ai locali che le contengono nell’esercizio di via Milano chiuso dall’Asl lo scorso 8 marzo in seguito ai controlli effettuati dal Nucelo Antisofisticazione. Destinazioni più probabili per tanto ben di dio sono la distruzione o qualche azienda zootecnica interessata a trasformarle in cibo per gli animali. La Procura della Repubblica di Busto Arsizio ha respinto la nuova richiesta, reiterata dal legale della società Cesare Cicorella, di dissequestrare il formaggio facendo leva sull’effettivo e notevole valore economico delle stesse, sulla necessità di garantire il lavoro ai dipendenti e sull’aggravarsi delle condizioni di conservazione in quei locali.
Gli inquirenti, infatti, sono convinti di aver raccolto sufficienti prove sul fatto che i cibi deteriorati venissero comunque somministrati alla clientela al contrario di quanto sostiene la difesa che rigetta questa possibilità parlando di tentativi di smaltimento della merce avariata tramite l’azienda municipalizzata che si occupa della raccolta dei rifiuti. La stessa Agesp ha provveduto a smentire con una nota quanto comunicato dai proprietari tramite l’avvocato solo ieri sul fatto che la rosticceria avesse fatto richiesta di smaltire quei cibi.
In questi giorni i Nas stanno eseguendo delle analisi sui campioni di formaggio prelevati dalle forme sotto sequestro per verificare se vi sia la presenza di parassiti in seguito al rosicchiamento dei roditori, cosa che probabilmente non si verificherà ma la legge in materia parla chiaro e il solo fatto che il formaggio in questione sia stato conservato in locali non idonei e con la presenza di escrementi di topo non permette il recupero della merce dal punto di vista della commestibilità umana. Insomma il destino delle 400 forme attualmente sotto sequestro è segnato: distruzione o vendita ad azienda zootecnica.
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