Tornano le imprese che resistono: con Di Vico e Mannheimer
Saranno giovedì 4 marzo in quello stesso teatro Auditorium che ospitò il primo incontro. Oltre al giornalista del corriere e al sociologo, anche il direttore di Radio 24 Gianfranco Fabi e l'assessore Raffaele Cattaneo
Tornano le imprese che resistono. Ovviamente, a Ierago con Orago, da cui è partito tutto il movimento di opinione e protesta dei piccoli imprenditori travolti dalla crisi.
Torneranno, giovedì 4 marzo alle 21, in quello stesso teatro Auditorium che ospitò il primo incontro. Con una serata però che vede altri protagonisti e, in fondo, anche un altro spirito: l’occasione è la presentazione del libro di Dario di Vico “Piccoli – la pancia del paese” che l’inviato del Corriere della Sera ha realizzato proprio a partire da quella serata a Jerago, nel giugno de 2009, cui lui partecipò come moderatore.
Lì era esploso lo sfogo delle piccole imprese strozzate dalla crisi internazionale. Da lì si può scoprire che le piccole imprese possono ricominciare: e per farlo Di Vico dialogherà con Renato Mannheimer, sociologo e presidente di Ispo, Gianfranco Fabi, direttore di Radio 24, Raffaele Cattaneo assessore alle infrastrutture della regione Lombardia e Giorgio Ginelli, sindaco di Jerago con Orago.
La presentazione “simbolo” di Jerago è anticipata da una presentazione più istituzionale, in programma per martedì 2 marzo alle 11.30 a Roma, alla Camera dei Deputati: con lui saranno i deputati firmatari del progetto di legge sul made in italy, tra cui Marco Reguzzoni e Santo Versace. In quell’occasione l’autore porterà la voce degli "invisibili" alla politica nazionale: raccontando perchè quei quattro milioni di piccole aziende, otto milioni di partite Iva, rappresentano per un Paese un patrimonio vitale. E per quale motivo se «Da quando aprono bottega fino a sera, hanno la sensazione di lavorare «contro», c’è qualcosa che non va».
A parlare così è la quarta di copertina del libro, che segnala anche come «La crisi ha moltiplicato gli outsider, reso più corta la coperta e ha lasciato senza voce non solo precari e disoccupati, ma anche artigiani, piccoli commercianti, partite Iva e professionisti. E il silenzio deve preoccupare più di una protesta clamorosa».
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