Il Gulliver compie 25 anni
Il centro di Don Michele Barban celebra un anniversario importante. Il sacerdote ha raccontato i primi passi della struttura e come è diventata una "parte" del territorio
La buona volontà, da sola, non basta. Per arrivare a 25 anni il centro Gulliver ha dovuto unire alla forza del volontariato qualcosa in più: tenacia, competenze e professionalità. A raccontarlo è la sua anima, Don Michele Barban, che questa mattina in Provincia di Varese ha presentato le iniziative per celebrare l’anniversario della struttura, nata nel 1986 e che oggi conta 9 comunità terapeutiche accreditate. «Siamo cresciuti in tutto questo tempo – racconta il sacerdote -. Oggi siamo una realtà del territorio riconosciuta e apprezzata, siamo una parte vera, eppure i primi passi li abbiamo compiuti con molte difficoltà. Nascevamo come risposta al problema della droga che si faceva sempre più forte ma non c’erano alternative allora. Non c’era niente allora che poteva risolvere il disagio». Il centro "Gulliver", avrebbe dovuto chiamarsi "Utopia", continua Don Barban, proprio a significare "qualcosa che ancora non esiste in nessun luogo" ma poi si decise diversamente. Erano gli anni ottanta, quelli segnati dalla piaga dell’eroina e il centro compiva i primi passi proprio affrontando quella sfida. È nato come polo di aiuto alle famiglie e di recupero delle tossicodipendenze e in seguito è diventato anche centro di cura per malati psichiatrici ampliando la sua attività dalla città di Varese ad altri comuni della provincia. È cresciuto così come gli obiettivi ancora da realizzare.
Lo spirito di Don Barban lo ha raccontato Monsignor Gilberto Donnini: «Entrambi siamo diventati preti nel 1967. Eravamo giovanissimi coadiutori nella bufera del 1968. Era un momento forte che ci ha costretto a confrontarci in modo diretto con la realtà, quello in seminario non ce l’avevano insegnato. Erano senza dubbio anni di violenza che non rimpiango ma c’erano anche momenti positivi. Si poteva stare a discutere di idee fino alle 3 del mattino. Oggi quel clima non lo vedo più, non c’è più la voglia di mettersi in causa e trovare delle soluzioni ai problemi di disagio che sono sì del singolo individuo ma che riguardano anche l’intera società. Sono un problema comune. L’impegno di Don Michele ruota attorno all’educazione, la sfida che i vescovi italiani riconoscono anche oggi come una delle priorità. Significa offrire un riferimento, un modello, aiutare il prossimo a scoprire il senso». Dell’importanza del Gulliver e di come in un modo o nell’altro le proprie esperienze si sono incontrate hanno parlato anche l’assessore comunale Patrizia Tomassini, il direttore dell’Asl Pierluigi Zeli, il vicepresidente della provincia, Gianfranco Bottini e il dirigente dell’ufficio scolastico provinciale, Claudio Merletti.
«La grandezza del Gulliver – ha detto il questore Marcello Cardona – sta anche nel fatto di essere una porta aperta per chi vuole cambiare vita e ricominciare. Nella mia esperienza ho visto persone che questa possibilità non l’avevano, che quella porta l’hanno trovata chiusa. E gli effetti di questa chiusura, sia dal punto di vista umano che legale, sono sempre stati pessimi».
L’anniversario del centro sarà festeggiato con appuntamenti e momenti di incontro, in particolare un convegno internazionale dedicato al tema della "comunità"
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