Consigli provinciali, si risparmiano i costi elettorali
Tra i contrari gli attuali membri della giunta e il presidente Galli, tra i favorevoli da tempo l'ex consigliere regionale Giuseppe Adamoli che sostiene la soluzione di Monti
In Italia ci sono 3.246 consiglieri provinciali e 858 assessori. Un bell’esercito di gente, e c’è da scommetterci, quasi tutti contrari all’abolizione dei consigli provinciali a doppia cifra.
La trasformazione delle province, in un ente politicamente più leggero, incontra già opposizione, quando tutti gli esperti dicevano, fino a pochi mesi fa, che andavano abolite.
E’ la solita schizzofrenia italica, ma bisogna anche vedere se ci sono delle ragioni serie dall’una e dall’altra parte.
Il decreto Monti va chiarito nei dettagli, ma il testo dice che è abolita l’elezione diretta del consiglio provinciale e del presidente della provincia. A Varese è stato eletto Dario Galli nel 2008, il suo mandato andrà dunque a scadere nel 2013. La Provincia rimane attivo come ente, i suoi dipendenti resteranno al suo posto.
I risparmi e i tempi
Risparmieremo i soldi per tutte le consultazioni elettorali (si dice siano enormi ma non abbiamo a disposizione un dato preciso) i gettoni per i consiglieri e un po’ di stipendi e consulenti, sugli assessori saranno meno di quelli oggi presenti (a Varese sono 12 più il presidente)
Il consiglio sarà composto da massimo 10 membri, eletti dai sindaci. Il presidente resterà incarica 5 anni e sarà eletto dai 10 consiglieri. Le modalità di elezioni saranno stabilite da ogni regione entro il 31 aprile 2012. Le funzioni coincidenti con altri enti sono trasferite entro il 30 aprile ai comuni.
L’abolizione totale della provincia necessità di una riforma costituzionale e non può farla il governo. Il presidente del consiglio Mario Monti, tuttavia, ha detto che il governo si muoverà di conseguenza e proporrà l’abolizione totale.
I contrari.
Gli eletti della giunta provinciale e il presidente del consiglio provinciale Luca Macchi sono nettamente contrari. Il presidente della Giunta Dario Galli è fortemente contrario come il suo partito, la Lega Nord, che sostiene lo spostamento di competenze dal centro versi i territori. Le province in molti casi nel nord sono a guida leghista, ma va ricordato che ci sono anche tanti amministratori del Pd e del Pdl che sono contro, come testimonia un comunicato congiunto dei presidenti di Novara, Torino, Varese in difesa di questo ente. Galli ad esempio sostiene che non vi saranno veri risparmi e auspica anzi un aumento delle competenze. Il presidente leghista sostiene da tempo che bisogna tagliare laddove ci sono veri sprechi e poco tempo fa, ad esempio, ha asserito che andava abolita la regione Molise, come meno popolazione di Varese e provincia, piuttosto che gli enti come quello di Villa Recalcati.
I favorevoli.
Tra i politici favorevoli a questa riforma – e da tempo – c’è Giuseppe Adamoli del Pd. In consiglio regionale votò contro l’istituzione della provincia di Lodi, e afferma da anni che la proliferazione degli enti è sbagliata. Adamoli sostiene la riduzione drastica del numero delle province con parametri rigidi e invalicabili. Inoltre, ritiene che vi debba essere incompatibilità assoluta tra le 14 Città metropolitane (nove decise dal parlamento e cinque dalle Regioni a Statuto speciale) con le rispettive province. Già qualche mese nel suo blog scrisse che bisognava trasformare le province che restano dopo questa forte sforbiciata in organismi formati dai sindaci che si eleggono il loro presidente. Le funzioni provinciali verrebbero salvate ma si eliminerebbero i costi elettorali, enormi, e tutte le bardature politiche che non sono più giustificabili.
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