“Scegliere di morire è un diritto”
L'ultima intervista di Bruno Moretti Turri sul tema della morte riportata nel libro "Riposa in pace ...anzi no! Saggi, interviste e pensieri sul diritto di morire"
Il 15 dicembre, dal suo letto in ospedale, Bruno Moretti Turri aveva spedito un’email ad amici e conoscenti. In allegato c’era un’intervista di Chiara Cazzato inserita nel libro "Riposa in pace …anzi no! Saggi, interviste e pensieri sul diritto di morire", Tempesta Editore, 2011
Cos’è per te la morte?
«La fine dell’esistenza in vita».
Sei credente?
«No. La parola "credere" non esiste nel mio vocabolario. Come studioso di scienza, ho una visione filosoficamente naturalistica del mondo e mi definisco "non credente in alcuna metafisica". Ciò al fine di non essere confuso con chi pensa di essere "non credente" riguardo a Dio o alla vita dopo la morte, e poi crede nei gatti neri, negli oroscopi, nell’omeopatia, nel veganesimo o altre più o meno fanatiche credenze/ideologie irrazionali allo stato brado, quando non patologie neuropsichiatriche tout court».
Se sì, pensi che la fede potrebbe aiutarti ad affrontare un caso di malattia tua o di chi ti sta vicino? E se no, cosa pensi che potrebbe aiutarti?
«Secondo me, la vicinanza di persone care è importantissimo come aiuto e sollievo, insieme ad un’efficace terapia del dolore. L’assenza di credenze sul post mortem, ha un forte effetto placebo, perché dà a noi atei razionalisti la serenità di non ritrovarci davanti a un’oscena e terroristica "faccia da prete di emme" che ti chiede: «Quante volte figliolo?». Non esistendo alcuna vita dopo la morte, si muore e basta, "restituisci il tuo corpo agli elementi e vai a rivitalizzar Natura sotto altra forma" (François-Marie Arouet AKA Voltaire), e quando crepi, tutti i problemi sono finiti. Avvicinandoci al momento dell’addio, abbiamo quindi la serenità di Mark Twain: "Non temo la morte. Prima di nascere ero morto da miliardi e miliardi di anni e la cosa non mi turbava affatto". Abbiamo quindi la tranquillità, soprattutto, di non finire per l’eternità (fine della pena, MAI! e non puoi manco suicidarti!) nell’orrendo paradiso del moralmente indecente e abominevole monoteismo abramitico, popolato di santi assassini e delle peggiori carogne della storia umana».

«Che se limiti e divieti valgono solo ed esclusivamente per i fedeli creduloni che volontariamente li vogliano rispettare, non ho nulla da dire. Anzi, che buon pro gli faccia godendosi (legge del Menga) la dolorosa, lunghissima, estenuante attesa dell’ultimo rantolo. Se diventa un divieto per legge, ergo valido ed obbligatorio per tutti, è un intollerabile sopruso tirannico e una gravissima violazione dei diritti umani. Vorrei ricordare che in Italia, secondo i dati EURISPES 2009, gli agnostici sono il 10,7% e gli atei il 7,8%, per un totale di non credenti del 18,5% equivalenti a 11.146.250 cittadini su una popolazione di 60.250.000. Più di un italiano su 6. No bau-bau-micio-micio!»
Cosa pensi degli attacchi che hanno subito le persone che si sono trovate in queste situazioni. Cosa ti ha colpito di più?
«È impossibile non restare inorriditi davanti al vero e proprio ignobile e bestiale linciaggio morale che si è consumato nei confronti di persone splendide come Mina Welby (che conosco personalmente) e Beppino Englaro da parte dei fanatici papisti (già pregiudicati e malfamati da 16 secoli di atrocità), e questo orrore ha portato fortunatamente molti cattolici a prendere le distanze da tali posizioni (la paura del dolore, fa 90!). C’è da aggiungere che l’80% degli italiani si dicono cattolici, ma meno di 1 su 5 frequenta tutte le giaculatorie obbligatorie, meno dell’1% (clerici e bigotti compresi) segue la dottrina con un minimo di non indecente coerenza, oltre il 95% fà sesso prima e al di fuori del matrimonio cattolico, oltre il 35% è scomunicato perchè divorziato o risposato civilmente o convivente more uxorio in rapporto di "pubblico concubinaggio" (leggi: unione d’amore di fatto). Conclusione: almeno l’80% dei cattolici italiani se ne strasbatte i cuscini, i tappeti e i materassi di tutto ciò che dicono i sottanoni col cappellone altoalto (sì, insomma, quelli che si vestono da carnevale anche in quaresima…) Questa è la nuda realtà dei fatti che sta sotto il naso di tutti. Ma che, a parte qualche purtroppo rara eccezione, la stragrande maggioranza dei politici, notoriamente oggi costituita, ahimè, in TUTTI i partiti da miopi irrazionali talponi e buoi non particolarmente colti e intelligenti, non vede o non vuole vedere, subendo la sudditanza, a questo punto psicopatica più che psicologica, dei suddetti sottanoni nella gestione della res publica».

«Per i miei gusti, purtroppo, di esperienze così terribili penso di averne già avute troppe. Ho visto diverse persone a me molto care colpite da patologie degenerative con tutti gli annessi e connessi degli effetti collaterali dei farmaci chemioterapici e le tragedie dolorosissime della fase terminale. Ho visto quella che era l’amore della mia vita, fortissima e atletica alpinista d’alta quota, ridotta in pochi mesi a "larva", colpita da tumore al pancreas (uno dei peggiori)».
Se il malato fossi tu come pensi che agiresti o come vorresti che agisse chi ti sta vicino?
«Ho già fatto testamento indicando chiaramente che rifiuto qualunque accanimento terapeutico».
In via del tutto teorica, se nessuno ti venisse incontro, fino a che punto pensi potresti spingerti?
«Per me, il suicidio è un diritto della persona umana».
Per amore potresti staccare la spina? L’aspetto legale potrebbe fermarti?
«Per amore? Certo! Ma è ovvio che gli aspetti legali hanno il loro peso, non solo sulle conseguenze giuridiche, ma anche su quelle sociali. Prima della grande vittoria laica nel referendum sul divorzio del 1974, i separati erano considerati dei reietti e sottoposti ad ostracismo sociale, dopo non più. Analogamente, e lo si è visto drammaticamente nei casi Welby ed Englaro, oggi chi pone fine a certe situazioni viene considerato alla stregua di un assassino! Immaginatevi il mio strazio a sentire la mia amata, ridotta dal cancro a povero cencio, chiedermi di "farla fuori" perchè non ce la faceva più dai dolori e in Italia, Paese levantino e medioevale grazie agli stregoni del Vaticano, le lesinavano gli antidolorifici. Fortunatamente per lei, era cittadina svizzera, non italiana. L’abbiamo portata oltre il filo spinato della cortina di ferro papista, in un Paese civile, fuori dal serraglio dell’oscena Vatitaglia Sabaudita, e nella Confederazione Elvetica ha ricevuto un’adeguata e moderna terapia del dolore e non ha più sofferto. Quando si è avvicinata la fine, rispettando la sua volontà, la morfina ha detto l’ultima parola».
Come dovrebbe essere secondo te la legislazione in materia?
«Penso che chiunque abbia il diritto al suicidio assistito (eutanasia, buona morte)».
Credi ci siano delle malattie o delle situazioni per cui non sarebbe giusto chiedere di morire? Cosa pensi del suicidio, del suicidio assistito, dell’eutanasia e del suicidio di una persona ancora abile ma con una malattia degenerativa? Cos’è per te il diritto di morire?
«No, non esistono eccezioni. Ripeto, per me, il suicidio assistito (eutanasia) è, sic et simpliciter, un diritto inviolabile della persona umana».
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