Fusioni di province, Como piange, Monza gongola
A pochi giorni dalla decisione del Governo, un giro di umori nelle città lombarde future sorelle del Vasresotto nel nuovo disegno di accorpamento amministrativo
Questo accorpamento non s’ha da fare, direbbe Don Abbondio, tirato in ballo a ragion veduta, per via di un lago che prende il nome da una delle province che potrebbero pagare lo scotto del risparmio, e sparire, fusa con le vicine Varese e Monza.
Ma che aria tira nelle future città della grande provincia dei laghi? (si chiamerà così?).
Siamo agli sgoccioli, e il decreto che il Governo licenzierà a breve prevede l’accorpamento fra i tre territori, oggi province a se stanti.
Ed ecco che ieri sera, in consiglio comunale a Monza, il sindaco Roberto Scanagatti, Pd, manda giù il boccone solo all’apparenza amaro dell’accorpamento: secondo i criteri spetterà infatti al capoluogo brianzolo diventare anche il punto di riferimento della nuova provincia.
«In assenza di deroghe sarà Monza ad essere capoluogo di provincia avendo più abitanti delle altre città – spiega Matteo Speziali, direttore del quotidiano Mbnews, che sta seguendo da vicino le vicende di questi giorni -. Il sindaco ha affermato nell’ultima assemblea cittadina che non firmerà nulla che non preveda Monza capoluogo. Una soluzione che ai cittadini di Monza piace, anche se siamo rimasti decisamente sorpresi della decisione di estromettere Lecco dal disegno di fusione. Il vero timore era l’accorpamento con Milano e il venir fagocitati se non altro della nostra identità amministrativa».
Hai capito i monzesi? – verrebbe da dire – : prima provincia neonata che si stacca da Milano. Poi sede decentrata (a parole) di ministeri. E ora addirittura baricentro, geograficamente un po’ sbilanciato, di una provincia di oltre 2 milioni di abitanti. Proprio sul filo della demografia si gioca infatti la partita con le altre due città capoluogo, che non superano la popolazione della città custode della Corona Ferrea.
Quindi, sebbene dalla giunta Regionale arrivino oggi le richieste al Governo di lasciare tutto come sta (le 12 province), l’ipotesi dell’accorpamento ferisce a morte la velleità di Como, grande esclusa dalla partita.
In un’intervista al quotidiano Ciaocomo il sindaco Mario Lucini, anche lui Pd come il
collega monzese, parla di "ipotesi negativa, inutile nasconderlo. Ma non è detto che sarà così: al momento, infatti, è solo una ipotesi all’esame del governo per accorpare le province. E poi io spero molto nei nostri parlamentari e nella loro attività”. Lucini era stato l’autore, poche settimane fa, di una richiesta – fatta propria dal Comitato delle autonomie locali – per la fusione con Varese e Lecco, senza Monza. "Mi auguro che la Regione – ha aggiunto – possa fornire questa indicazione al Governo nei tempi utili. Non è detto che diventeremo uniti a Monza…".
«Al di fuori delle occasioni ufficiali e dei pubblici incontri, dove la misura delle parole deve essere quella dell’alfabeto politico – racconta Marco Romualdi, storico giornalista di Ciaocomo – in ogni ambiente, dall’associazionismo al mondo economico, l’ipotesi di perdere la leadership a livello amministrativo pesa eccome: non vi è voce, in città, a cui piaccia l’ipotesi di una fusione con Monza e Varese».
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