Zanonato affronta gli artigiani ma la Svizzera è più verde

Gli imprenditori chiamati a raccolta da Confartigianato sono quasi mille ma per quanto il ministro dello Sviluppo si sia impegnato a convincerli della bontà delle misure fin qui prese, il malcontento è forte: "Molto meglio il Ticino"



Mille imprenditori
hanno risposto all’appello di Confartiganato e del Corriere della Sera per partecipare all’incontro con il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato a Malpensafiere, il centro fieristico di Busto Arsizio. A fare gli onori di casa il presidente di Confartigianato nazionale Giorgio Merletti, insieme al giornalista economico del corriere Dario Di Vico, anche lui molto conosciuto tra gli imprenditori del Varesotto. Al centro del palco il ministro che, nel bene e nel male, rappresenta la figura governativa più vicina alle aziende. Tema della serata: "Meglio la Svizzera?". L’incontro, infatti, prendeva le mosse dal convegno organizzato dal Comune ticinese di Chiasso, organizzato qualche tempo fa, al quale avevano partecipato circa 250 imprenditori italiani. Tassazione ad un terzo di quello italiana, burocrazia snella, costo del lavoro minore, servizi di qualità alla base di questo fenomeno migratorio che – come ha detto il presidente Merletti – ha trasformato il valico del Gaggiolo in una sorta di Lampedusa degli imprenditori, il miraggio di una "vita imprenditoriale" migliore.

Al ministro Zanonato l’arduo compito di spiegare cosa sta facendo l’Italia per non farli fuggire, davanti ad una platea che non parteggiava certamente per lui. Molte le testimonianze di coloro che non riescono più a fare impresa in Italia perchè strozzati dalla lentezza della burocrazia, dalle tasse e dalla stretta del credito da parte delle banche. Davide Galli, presidente della Confartigianato della provincia di Varese sintetizza bene il dramma: «Vedo che in Svizzera la tassazione è al 20% poi vedo che in Italia se va bene pago il doppio, ma anche il triplo. Poi c’è la Cina che ha messo al centro l’impresa manifatturiera costruendo le filiere che hanno fatto la fortuna dell’Italia – ha raccontato Galli – Dateci una speranza sulla burocrazia, ci dicono che siamo la spina dorsale del paese e poi ci troviamo le mazzate sul collo. Sulla burocrazia si puó fare qualcosa a costo zero ma non dimentichiamo i problemi della giustizia civile e la mancanza di formazione. Su questi temi vogliamo risposte»

Davide Romanó, imprenditore alimentare, è pronto ad andare in Svizzera con la sua azienda: «Vado in Vallese dove la tassazione è al 7% come persona fisica e al 12% come azienda, dove ho tassi bancari agevolati. Per quale ragione devo rimanere qui. Se devo lavorare 30 anni in Italia in queste condizioni me ne vado, l’aiuto serve adesso e non tra due tre anni». Applausi per lui dalla platea. Un altro imprenditore chiede più chiarezza sulla questione sicurezza nelle imprese «che, così com’è, comporta solo più spese senza garantire i lavoratori ma serve anche più flessibilità in entrata: se prendo un apprendista ho un mese di tempo per decidere, troppo poco. Se una persona non è indicata per un lavoro, perchè devo poi tenerlo tre anni».

Claudio Senigallia di Casorate Sempione racconta la sua esperienza con la burocrazia: «Gestisco un’impresa che realizza strutture in legno. Da marzo di quest’anno sono vietate tutte le sopraelevazioni nei comuni del sedime aeroportuale di Malpensa, fino a 15 km dall’aeroporto – racconta – . L’Ente nazionale aviazione civile ci blocca e blocca chi vuole costruire, blocca tutta la filiera di chi costruisce perchè deve valutare l’impatto di un innalzamento sulle rotte. Il problema non sono i limiti ma i tempi per avere una risposta. Per un parere si attende almeno 180 giorni. Questa attesa blocca investimenti per milioni di euro». Una dietro l’altra si susseguono le storie fino a quando parla Zanonato. Il ministro prova a spiegare quello che ha fatto il governo, spiega la manovra che definisce «l’unica che in questi anni non ha alzato le tasse e ha cercato di restituire qualcosa» ma per gli imprenditori si tratta solo di palliativi e i mugugni si fanno sentire.

Interviene Dario Di Vico che cerca di placare gli animi più bollenti: «Credo sia giusto rispettare una persona che poteva starsene a pontificare in un qualsiasi talk show e invece e è qui tra noi a cercare di dare risposte», applausi. La situazione si fa più pacata, Zanonato prende appunti e alcuni imprenditori entrano nel vivo sulla questione degli utili reinvestiti, dei sovvenzionamenti alle piccole imprese e sull’anticipazione dell’Iva. Il ministro interviene ancora e promette di impegnarsi per diminuire la burocrazia: «Sulla burocrazia possiamo fare interventi a costo zero che semplifichino la vita degli imprenditori – spiega – ma non voglio raccontare favole sulla diminuzione delle tasse. Chi dice che si possono tagliare 100 miliardi di tasse da un anno all’altro vi sta raccontando favole». Conclude Merletti: «Questa crisi ha messo molta paura agli imprenditori e fare una norma per gli investimenti non basta così come non basta impegnare cifre sul fondo di garanzia senza vigilare perchè le banche incassano e non aprono i cordoni della borsa – e conclude – chiediamo più coraggio». L’incontro è stato positivo ma non ha affrontato, alla fine, il tema vero della serata: perchè la Svizzera può permettersi di offrire condizioni così allettanti agli imprenditori italiani e come può l’Italia avvicinarsi a queste offerte?

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Pubblicato il 29 Ottobre 2013
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