Interrogato il commercialista Ermanno Basilico
Il noto professionista saronnese era stato arrestato per associazione a deliquere martedì scorso, insieme a due dipendenti del suo studio. Secondo la Procura avrebbe aiutato decine di imprenditori a creare fondi neri all'estero
E’ stato interrogato questa mattina (venerdì) Ermanno Basilico, il commercialista di Saronno arrestato martedì scorso insieme a due dipendenti del suo studio in centro città con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’emissione di fatture false con l’aggravante della transnazionalità. Basilico ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Busto Arsizio Alessandro Chionna che ha chiesto spiegazioni sull’enorme giro di soldi verso l’estero che il noto professionsita saronnese avrebbe messo in piedi a favore di almeno una trentina di imprenditori sparsi tra Varesotto, Milanese e altre zone d’Italia.
Ad assisterlo l’avvocato Pierpaolo Livio del foro di Como che ha sottolineato come il Basilico «spiegato al giudice la liceità delle operazioni». Secondo l’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Nadia Calcaterra che ha condotto l’indagine insieme alla Guardia di Finanza di Saronno e di Varese, avrebbe creato società "cartiere" nel Regno Unito avvalendosi di fiduciarie estere attraverso le quali, tramite false fatturazioni, avrebbe fatto uscire dal radar del fisco almeno 8 milioni di euro a favore dei suoi clienti; dal Regno Unito i soldi transitavano verso la Svizzera dove sarevvero finiti nei conti correnti degli imprenditori che intendevano nasconderli, creando fondi neri. Il sistema, inoltre, permetteva a lui di emettere false fatture verso altre società di suoi clienti, ignari dei suoi piani, abbattendo l’utile e facendo risultare il suo reddito ben al di sotto del suo stile di vita fatto di tornei internazionali di golf, vacanze in barca a vela, viaggi in mete esotiche, sponsorizzazioni di manifestazioni automobilistiche.
Il difensore, che tuttavia al momento non ha fatto alcuna richiesta di scarcerazione, ha precisato che «se illecito c’è stato non è paragonabile alle accuse mosse nei confronti del suo cliente» e ha anche sottolineato che «ha chiarito che i beni a lui sequestrati fanno parte di un trust nel quale sono confluiti tutti i beni di famiglia e che, quindi, solo in minima parte sono di sua proprietà» mentre sul ruolo delle due dipendenti «ha sottolineato che non c’entrano nulla con le accuse nei suoi confronti e che è pronto a spiegarlo qual’ora il magistrato volesse ascoltarlo». Al contabile, infatti, erano stati sequestrati beni immobili per il valore di circa 1,5 milioni di euro tra i quali una lussuosa villa in Sardegna. Della questione patrimoniale, comunque, si sta occupando un altro legale di fiducia, l’avvocato Gabriele Casartelli dello studio Amodio.
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