Ecco come la burocrazia ci ostacola

Tempi biblici per aprire un'impresa, costi insostenibili, una valanga di norme nazionali, regionali a cui si aggiungono i regolamenti comunali, pellegrinaggi infiniti negli uffici. Tre storie imprenditoriali, nonostante tutto, a lieto fine


Per gli angeli anti burocrazia appena entrati in azione il lavoro inizia già nel giorno della loro presentazione in Camera di Commercio. Gli imprenditori intervenuti hanno dato indicazioni precise su quello che non funziona nel sistema italiano. Matteo Petullo, imprenditore di 31 anni che produce camicie, ha deciso di trasferire la sua azienda all’estero, dove impiega 30 lavoratori, a causa dei costi troppo alti nella fase di avviamento e dei tempi biblici per ottenere i vari permessi in Italia. «Ho aperto la mia azienda in Romania – ha raccontato l’imprenditore – dove in tre giorni ho ottenuto i permessi necessari e il costo è stato 40 volte inferiore a quello che mi è stato chiesto in Italia, cioè 340 euro contro i nostri 14mila. In Italia manca una sinergia tra i vari uffici e un accompagnamento dell’imprenditore soprattutto nelle prime fasi».
La ciliegina sulla torta per Petullo è stata però la concessione in comodato d’uso gratuito dei macchinari per produrre. «C’era un’azienda che aveva chiuso e così il ministero rumeno mi ha assegnato quei macchinari – aggiunge il giovane imprenditore -. Un giorno non troppo lontano mi piacerebbe ritornare in Italia perché credo che il mio sia un prodotto valido».

Per un imprenditore che se ne va in Romania, ce n’è uno serbo che decide di aprire un’azienda in Italia. È il caso di Dragana Ruzinic che insieme a Oreste Borri (foto sopra) ha aperto a Busto Arsizio “La bottega degli sballati”, nel senso di prodotti alimentari biologici sfusi, senza imballaggio, nell’ambito del progetto "Cibus ethicus".
La bottega, certificata da Icea per la vendita di prodotti biologici sfusi e preincartati, è stata concepita con i criteri di eco-design, gli arredi realizzati da una cooperativa sociale con legno proveniente da foreste gestite in maniera sostenibile, i contenitori degli alimenti sono fatti dello stesso materiale dei biberon, cioè privi di biosfenoloA, i sacchetti per i prodotti sono tutti compostabili e l’energia utilizzata in negozio proviene interamente da fonti rinnovabili. «Il primo problema – spiega Dragana Ruzicic – è trovare i finanziamenti, è difficilissimo anche se il tuo business plan è certificato dalla Camera di Commercio. Inoltre, il settore del biologico è regolamentato da una quantità infinita di leggi, nazionali, regionali e regolamenti comunali. Districarsi tra i diversi uffici è un incubo, ci vorrebbe un documento unico. Infine, abbiamo dovuto ottenere la certificazione biologica per ogni prodotto sfuso altrimenti non potevamo vendere, per un costo che pesa il 2 per cento dell’intero fatturato».

Il capolavoro però è rappresentato dall’Iva perché i due imprenditori hanno acquistato le attrezzature della bottega al 22 per cento di iva e rivendono i prodotti con un’Iva che va dal 4 al 10 %, differenza che li ha costretti a fare un’ulteriore immissione di denaro nell’impresa. Le cose non sono andate meglio quando Dragana e Oreste hanno deciso di partecipare ai bandi della Regione Lombardia. «Nei progetti Start-up e Restart- racconta Borri – abbiamo riscontrato enormi problemi nella compilazione dei documenti. Non c’era un referente per eventuali chiarimenti, il business plan del progetto regionale è completamente diverso da quello della Camera di Commercio. Ma il problema più grave è che il finanziamento avviene dopo aver pagato le fatture inserite nel progetto che ci ha obbligato a ricorrere nuovamente al credito».

Interessante la testimonianza di due giovanissimi imprenditori innovativi, Matteo Antony Costantini e Alberto Porzio, fondatori di “Zzzleepandgo”, start-up che rivoluziona il modo di viaggiare. L’idea è nata nell’attesa estenuante all’aeroporto di Berlino, così estenuante che ai due giovani imprenditori si è accesa una lampadina in testa: perché non proporre un’area relax, dotata di servizi e confort a costi accessibili  dove il viaggiatore puo’ riposare tra un volo e l’altro? «La nostra start-up – spiega Porzio – è l’incontro tra design e tecnologia. Sono strutture modulari già montate e trasportabili, realizzate con materiali ecologici e dotate di confort e servizi».
La vita non è facile per le imprese innovative italiane e in questo caso il problema maggiore non è stato l’accesso ai finanziamenti, difficile per qualunque impresa, quanto piuttosto una certa improvvisazione di chi doveva dare risposte per avviarla. «Il primo problema era l’inquadramento merceologico – spiega Porzio – e nessuno sapeva quale fosse. Ma la cosa più grave era il fatto che i professionisti interpellati, dagli avvocati ai commercialisti, erano totalmente impreparati in tema di start-up innovative».
Matteo e Alberto non si sono persi d’animo, la loro idea è diventata un’impresa che partecipa al bando regionale su Expo.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Febbraio 2015
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