Capolago, i nomadi se ne sono andati
Le casette sono state smantellate, restano solo pochi oggetti, abbandonati. Ma la recinzione è ancora lì, ben chiusa da un catenaccio

Una finestra adagiata in cortile, una piscina per bambini sgonfia e rovesciata, una sedia a sdraio, casse di una radio, e barbeque in pietra. E’ questo tutto ciò che resta del mini residence costruito da una famiglia sinti a Capolago, accanto all’area dove si tiene ogni anno la festa degli Alpini.
Una casetta prefabbricata, che poi erano diventate due, tre; quindi era spuntata la recinzione in legno, ben fatta, curata, e poi ancora i lampioni intorno al perimetro, le siepi: insomma una piccolo villaggio in piena regola. No, in piena regola no, perché nessuno aveva autorizzato quella famiglia italiana di sinti a sistemarsi stabilmente lì.
Un primo “sfratto” non era servito a scoraggiarli e dopo qualche tempo erano tornati, ancora più numerosi, ancora più attrezzati. Il Comune di Varese era intervenuto più volte ma ora, a quanto pare, la famiglia ha levato “le tende”. Almeno così pare: lo spazio è vuoto, restano solo pochi oggetti abbandonati, ma c’è un ma: il recinto ha una catena ben chiusa, cosa vorrà dire? Che si sono momentaneamente trasferiti e che torneranno?
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