Vincono le compagnie aeree, via la tassa d’imbarco
Il governo 'sospende' l'ultimo aumento della tassa pagata dai passeggeri in partenza. Ma non tutti sono convinti: "continueremo a pagare per Alitalia, il rimedio è peggio del male"
Il governo Renzi fa marcia indietro e cancella l’aumento (l’ultimo in ordine di tempo) della tassa d’imbarco: la decisione, accolta con l’approvazione in Senato del Dl enti locali, sospende l’aumento da 2,5 euro. Almeno fino a fine anno, in attesa di un provvedimento definitivo.
La tassa d’imbarco era stata introdotta come “addizionale comunale”, destinata cioè alle casse dei Comuni (spesso medio-piccoli, come nel caso di Fiumicino o dei Comuni intorno a Malpensa) che ospitano gli scali aeroportuali. Nei fatti, la tassa – riscossa dallo Stato e ridistribuita man mano agli enti locali, con ampi ritardi – si è trasformata in un nuovo gettito per lo Stato, in particolare per finanziare il Fondo speciale per i lavoratori del trasporto aereo. L’ultimo aumento – scattato lo scorso 1 gennaio 2016 – era stato duramente contestato dalle compagnie aeree, in particolare da Ryanair, che aveva addirittura minacciato un taglio delle rotte da e per l’Italia.
Proprio su questo aspetto (spesso semplificato in aiuti per Alitalia) piovono le critiche di Dario Balotta, dell’Osservatorio sulla Liberaliione dei Trasporti: «La tassa costituiva in realtà un aumento di 2,5 euro (+ 35%) che portava da 6,5 euro a 9 euro la tassa d’imbarco sui biglietti aerei che va a finire nel Fondo speciale dei lavoratori del trasporto aereo in particolare per il personale di volo di Alitalia e Meridiana. Questo Fondo venne attivato nel lontano 2008 dal Governo Berlusconi per alleviare la crisi di Alitalia con una cassa integrazione d’oro (anche oltre 10 mila euro netti al mese per una durata di 7 anni)».
Tolta la tassa, rimane la spesa per Alitalia e Meridiana, dice Balotta: «se i passeggeri pagheranno il 35% in meno di tassa d’imbarco quei proventi previsti dal gettito di 2,5 euro dovrà sborsarli lo Stato. La spesa prevista nel prossimo triennio sarà di 350 milioni che dovrà essere introdotta nella legge di Stabilità. Se non saranno più i passeggeri rpagare tutti i costi di ammortizzatori sociali iniqui del trasporto aereo, negli altri settori l’assegno mensile è di 1.200 euro mensili e solo per 2 anni, saranno ora anche i cittadini a contribuire alla cassa integrazione d’oro. Si tratta di un rimedio peggiore del male che non assicura il rilancio dell’inefficiente e frammentato settore aeroportuale e neppure un trattamento equo della protezione sociale dividendo i lavoratori tra quelli di serie A e quelli di serie B che neppure possono accedere alla cassa integrazione».
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