Gli scienziati dell’Insubria a Rieti per studiare gli effetti del sisma

Il gruppo di Geologia Ambientale dell’Università dal 25 agosto scorso sta raccogliendo materiale e effettuando analisi per capire gli effetti devastanti del sisma

I geologi dell'Insubria studiano gli effetti del terremoto di Amatrice

Come mai un terremoto di moderata magnitudo è stato così distruttivo? Il gruppo di Geologia Ambientale dell’Università degli Studi dell’Insubria – composto da: Franz Livio; Maria Francesca Ferrario; Alessandro Michetti; Roberto Gambillara; Chiara Frigerio; Livio Bonadeo; Fabio Brunamonte; Andrea Pozzi; Gilberto Binda, Silvia Terrana – si trova dal 25 agosto nella provincia di Rieti per studiare il sisma di magnitudo 6.0 che ha colpito l’Italia centrale nella notte tre il 23 e il 24 agosto.

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Gli scienziati dell’Insubria studiano il sisma di Rieti 4 di 10

Il Gruppo ha elaborato un primo rapporto sui rilevamenti in fase emergenziale, che sarà presentato il prossimo 7 settembre all’Università di Napoli Federico II, nell’ambito del convegno “Il terremoto del centro Italia del 24 agosto 2016”, durante i lavori dell’88° Congresso della Società Geologica Italiana.

«La zona in esame rientra nella categoria a pericolosità sismica più alta tra quelle presenti nel territorio nazionale. L’evento era quindi atteso, anzi ci si aspetta nell’area un evento di magnitudo anche notevolmente superiore, in considerazione della storia sismica della regione, che ha visto il succedersi di sismi con dimensioni – in termini di energia rilasciata – anche 30 volte superiori a quella osservata lo scorso 24 Agosto – spiegano gli studiosi del Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia dell’Insubria nel rapporto – Nonostante la magnitudo non molto elevata, l’evento è stato particolarmente distruttivo. Ad oggi, infatti, si contano 296 vittime, quasi lo stesso numero registrato per il terremoto del 6 Aprile 2009 a L’Aquila, che ha avuto magnitudo superiore (Mw 6.3). La motivazione risiede essenzialmente nel periodo e nel momento in cui è avvenuto il sisma: a fine agosto il Bacino di Amatrice ospita circa 30.000 persone, per la maggior parte turisti, anche provenienti dall’estero, mentre in inverno la popolazione scende a circa 2000 persone; il terremoto ha inoltre colpito nell’ora notturna, cogliendo la popolazione nel sonno. Una componente importante, ancora sotto valutazione, è anche dovuta agli effetti di amplificazione di sito osservati nel centro storico di Amatrice. Nonostante un patrimonio edilizio certamente vetusto, il danneggiamento è stato così devastante da essere confrontabile solo con l’evento del 23 Novembre 1980 in Irpinia. Né a L’Aquila né a Colfiorito (il sisma del settembre 1997, Mw 6.0) né a Norcia (1984, Mw 5.9) è stato osservato un effetto così severo su edifici del centro storico».

La gravità degli effetti per un evento di moderata magnitudo è quindi anche al centro dell’intervento dei ricercatori dell’Università dell’Insubria.

Dal 25 agosto il Gruppo di ricerca di Geologia Ambientale del Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia (DISAT) sta svolgendo rilievi sul terreno in fase emergenziale, in collaborazione con numerosi enti di ricerca e istituzioni, INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), University of London, Durham University, University of Nevada Reno, sotto il coordinamento del Dipartimento della Protezione Civile.

I rilevamenti sono finalizzati a riconoscere e mappare gli effetti ambientali del sisma, verificandone l’evoluzione nel tempo.

«Sono inoltre in corso campionamenti di acque di sorgenti nella provincia di Rieti per verificare l’eventuale occorrenza di anomalie geochimiche (variazione concentrazione ioni principali e isotopi dello zolfo) in relazione allo sviluppo della sequenza sismica; si tenga presente che l’acquedotto del Peschiera, che serve la città di Roma, è ubicato a circa 40 km dall’epicentro – spiegano i Geologi Insubria – . Gli effetti rilevati finora includono: fratture nel terreno e su strade asfaltate; instabilità gravitative (frane, crolli); riattivazione di piani di faglia; variazioni chimico-fisiche delle sorgenti».

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Pubblicato il 06 Settembre 2016
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