Il cardinale Scola chiude il Giubileo in Duomo
Circa un milione i fedeli che nelle 9 chiese giubilari della Diocesi ambrosiana hanno attraversato le Porte sante, tra cui anche il Sacro Monte di Varese
Ieri sera in Duomo l’Arcivescovo di Milano il cardinale Angelo Scola ha chiuso il Giubileo nella Diocesi ambrosiana.
La Porta “della Misericordia” del Duomo oggi è stata attraversata da moltissimi fedeli, molti più del solito.
File anche ai confessionali dove – in modo ininterrotto – per tutta la settimana un numero di fedeli di molto superiore alla media si è accostato al Sacramento della Riconciliazione.
Complessivamente in questo anno giubilare si stima siano stati circa un milione i fedeli che nelle 9 chiese giubilari della Diocesi ambrosiana hanno attraversato le Porte sante.
“L’Anno Santo che oggi si conclude a Milano e in ogni diocesi ci ha aiutato a risvegliare la necessità di riconciliarci con Dio, con gli altri e con noi stessi. Avremo occasione di tornare sui frutti del Giubileo perché possano, nel tempo, moltiplicarsi”, ha detto il cardinale Scola in omelia.
L’Arcivescovo ha poi ricordato in particolare “le persone socialmente escluse” e i detenuti che hanno celebrato il loro giubileo “oggi in tutte le carceri della nostra diocesi”.
L’Anno giubilare appena concluso chiede, secondo Scola, un immediato impegno: “lasciamoci educare alla mentalità ed ai sentimenti di Cristo attraverso una pratica continua delle opere di misericordia”.
Secondo il rito ambrosiano ieri è iniziato l’Avvento, tempo per riflettere sull’ultima venuta di Gesù “la fine del tempo, in cui ci mostrerà la sua definitiva e universale signoria. Gesù vuole focalizzare l’attenzione dei suoi discepoli, anche la nostra quindi, sul senso del tempo e della storia.
La comunità cristiana riceve in tal modo un compito missionario di grandi proporzioni. Per noi che viviamo in Europa e, come qualcuno ha scritto, siamo la società della stanchezza, è importante sostenerci in questo prezioso compito di annuncio che appaga la nostra sete di pienezza e viene incontro a quella di tutti i nostri fratelli uomini”.
Il Cardinale ha poi ricordato alcune condizioni di travaglio dei credenti nel tempo presente: “il rischio della seduzione e dell’inganno, il diffuso e confuso atteggiamento idolatrico; la possibilità di persecuzioni esterne e di tribolazioni interne, il martirio di tanti fratelli e sorelle; infine, l’urgenza di far conoscere Gesù al mondo intero”.
Scola ha poi spiegato come “la virtù dell’Avvento è la speranza. Di questi tempi un bene tanto raro, quanto necessario e urgente. La speranza è imprescindibile fattore anche di operosità sociale. La speranza genera uomini e donne guidati non dall’utopia, ma da un ideale realizzabile, perseguito insieme a tutti. Il nostro è più che mai un tempo di ripresa quotidiana che la Provvidenza ci dona anche perché l’amicizia civica nelle nostre terre ambrosiane diventi cemento della società civile. Così, nel dialogo teso al riconoscimento reciproco, fiorirà la persona, si mobiliteranno i corpi intermedi, trarranno beneficio le Istituzioni.
Infine un invito: “Prepariamoci con gratitudine e generoso impegno alla venuta del Papa che verrà per riscaldare il nostro amore”.
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