L’impresa del futuro è già qui ed è connessa

All'assemblea del “Terziario Avanzato”, comparto “Legno” e attività “Varie” le case history di Vodafone Automotive e A2A Smart City sulla digitalizzazione dell’industria e dei servizi

assemblea univa:  Aniello Aimone, Sergio Capelli, Oreste Galasso.

«Connessa. Ecco come sarà l’auto del futuro», sintetizza così il prodotto della propria impresa, Sergio Capelli, responsabile risorse umane area Manufacturing Vodafone Automotive spa, anticipando anche l’evoluzione di tutto il mercato. Il caso è quello dell’impresa varesina, ex Cobra e oggi parte del gruppo Vodafone, forte di 40 anni di esperienza di altissimo profilo nel campo dei sistemi di sicurezza e telematici per l’automotive.

Una realtà che rappresenta dunque a pieno titolo l’impresa che ha saputo cavalcare l’onda dell’innovazione e si è completamente digitalizzata, la sempre più spesso citata industria 4.0. L’azienda del futuro ha rappresentato il focus del terzo appuntamento con le Assemblee dei Gruppi Merceologici dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, che ha riunito in assise congiunta i settori del “Terziario Avanzato”, del settore “Legno” e delle attività “Varie”: penultima delle tradizionali tappe dedicate ai comparti dell’economia varesina in un percorso verso l’Assemblea Generale dell’Unione Industriali, in programma lunedì 29 maggio al Centro Congressi Malpensafiere di Busto Arsizio.

«Un tema all’ordine del giorno, ma bisogna saper distinguere tra realtà e percezioni», ha sottolineato Carlo Noè, docente di production system e quality management della Liuc – Università Cattaneo, aprendo il dibattito. «Basta dare una scorsa alla rassegna stampa in merito, da Il Sole 24 ore alla recente inchiesta di Varesefocus su cosa manchi al nostro territorio per essere davvero 4.0: questo è il momento di cercare di comprendere il fenomeno al di là delle etichette usate».

«Vodafone Automotive – spiega Aniello Aimone, direttore della produzione – è parte dell’unità di business IoT del brand, che collega oggetti ad Internet. Grazie a questa nuova tecnologia anche le auto possono scambiare dati di status in tempo reale creando nuove  applicazioni e soluzioni che permettono trasformare il modo in cui viviamo e lavoriamo. Noi mettiamo insieme il know how storico e la capacità di innovare: non ci siamo mai fermati e durante la crisi abbiamo continuato a ideare, lanciando sul mercato prodotti già connessi. Lavoriamo con un mantra che abbiamo ereditato: ‘il primo cliente per l’ingegneria è la produzione’. Oggi poi innovazione significa non solo prodotto, ma molto altro: anche migliorare la qualità del lavoro è innovazione».

«La nostra esperienza – ha spiegato Capelli – racconta l’evoluzione di un’azienda che ha superato la crisi, grazie a know how e visione. Come? L’obiettivo di un prodotto connesso è nostro, ma anche  dei nostri clienti: va da sé che è fondamentale avere clienti con la volontà di collaborare. Ma non si parla sono di visioni: non si può pensare di passare ad un modello 4.0 in modo semplice o immediato, è opportuno ragionare sui processi in modo lean e con un po’ di pulizia. Prima di pensare alle smart factory, infatti, bisogna pensare all’organizzazione e alle persone. Del resto è lecito immaginare che le professioni del futuro dipenderanno da tutto questo e dai data analytics».

«Per quanto riguarda A2A Smart City – ha sottolineato il consigliere delegato Oreste Galasso – la nostra realtà basa le proprie strategie di sviluppo sulla rete di nuova generazione in fibra ottica, è in grado di offrire l’infrastruttura tecnologica che abilita ai servizi Smart, valorizzando i territori e le città grazie alla sua esperienza nei business a rete. Con il gruppo A2A, siamo presenti in modo capillare sulle principali aree urbane della Lombardia, a garanzia di una rapida realizzazione delle città intelligenti. Tutti, però, dobbiamo comprendere che non parliamo di un futuro lontano: la fabbrica digitale è già qui e anticipa una rivoluzione industriale che si prospetta globale, ma che non sarà né a breve termine né si dipanerà in maniera sistematica e contemporanea in tutti i luoghi. I cambiamenti prospettati sono profondi, radicali e vanno a toccare non solamente l’aspetto tecnico o procedurale, ma anche l’idea stessa di lavoro, di produzione e di fare imprenditoria. Una rivoluzione che pur avendo tratti comuni, non può che adattarsi e trovare vie differenti in considerazione delle realtà socio-economiche in cui viene calata».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Aprile 2017
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