Cosa ti perdi con un “no grazie”

In spiaggia, uno dei tanti venditori incontra un assiduo lettore di Varesenews. Ne nasce un’amicizia, e una riflessione su chi ci troviamo davvero davanti

Avarie

Sul suo profilo facebook il lettore e amico di Varesenews Paolo Ricciardi pubblica oggi un lungo post raccontando una piccola grande storia di amicizia e rispetto. Un breve scritto che con semplicità tocca uno dei temi del momento, le migrazioni e ciò che spesso ne consegue: l’indifferenza, le tante paure dell’altro, che popolano pensieri e parole di molti.

Impariamo da questa storia a guardare dentro, e oltre. (ac)

Agosto 2017, una spiaggia qualunque, una storia come tante… forse.
Nel caldo agosto di chi ha la possibilità di fare qualche giorno in spiaggia non si possono non vederli, sono in tanti, sono “neri” e vogliono venderti sempre qualcosa, sono i “vu cumprà” come noi li chiamiamo di solito.
E così che ogni santo giorno la frase di rito quando arriva uno di loro è sempre la stessa “no grazie, non mi interessa”.

Chi ti vuole vendere abiti, chi scarpe, chi aggeggi per il telefono, chi di tutto e di più.
Un pomeriggio arriva lui “eccone un altro” (dico tra me e me) e la solita frase di rito, ma questa volta era diverso…

“Ciao amico, mi chiamo Mortalla e ho dei libri, ti interessano i libri?”
Di primo acchito la risposta è stata il classico “no grazie” (che cavolo uno ogni 5 minuti) ma Mortalla aveva qualcosa di diverso, si è inginocchiato davanti a noi e ci ha fatto vedere la “sua mercanzia” libri di storie del suo paese (il Senegal) storie di tutti i giorni, di bambini con i loro sogni, di adulti con le loro paure, ecco quindi che questa sua apertura “diversa” dagli altri venditori in spiaggia ha fatto si che la nostra attenzione andasse proprio nei confronti di quello che lui teneva nella borsa.
Abbiamo parlato un po’ prima, abbiamo saputo che è in Italia da 9 anni, che è venuto dal Senegal ma che ha lasciato la sua famiglia là… lontano dal suo cuore, alla domanda della mia compagna del perché non l’abbia portata qui in Italia la risposta è stata “perché se venissero qui, poi non andrebbero più via”.

Non ho voluto indagare molto su questa motivazione, mi sembrava di essere troppo curioso nei suoi confronti, abbiamo così preso due libri, uno sulla cucina africana, e l’altro dal titolo “Il canto dell’arena” una storia particolare di un bambino Senegalese e un suo sogno.
Mortalla insiste per farci acquistare anche un altro libro dal titolo “Gli angeli non sono tutti bianchi” gli spieghiamo che siamo in moto e abbiamo pochissimo spazio da aggiungere a quello che già abbiamo.
Per oggi finisce cosi… Mortalla ci saluta e va via.
Il romanzo “Il canto dell’arena” è bello e ben scritto, si legge in fretta, un buon acquisto.
Dopo due giorni lo vediamo ripassare dalle nostri parti, gli chiediamo come va e ci dice che ha ancora due settimane da girare per le spiagge perché forse un’agenzia gli ha trovato un lavoro, una multinazionale di vendita online cerca operai in zona Piacenza ,e lui vuole provarci.

Ci ripropone l’altro libro e dopo una iniziale e “tenue” resistenza lo acquistiamo…
”Gli angeli non sono tutti bianchi” è un pugno allo stomaco, un gruppo di eritrei decide di lasciare il proprio paese per venire in Italia, e qui tra le righe del libro scopro cosa succede a queste persone quando cercano di andare via… di fatto non hanno il permesso di farlo e se ci provi e ti trovano sei una persona morta o schiavo a vita.
Quello che succederà al gruppo è veramente una tragedia, con un leggero lieto fine, ma quando chiudi l’ultima pagina una lunga riflessione la fai …

Mortalla deve andare, ma prima ci viene in mente di fare una foto insieme, allora tutto sorridente prende una penna e ci lascia una sua dedica sul libro: “Mi chiamo Mortalla del Senegal, sono molto contento di voi, che Dio sia con voi. Grazie di tutto”.

Avarie

Gli chiedo il suo numero per potergli mandare la foto, oggi a distanza di 3 settimane Mortalla ogni tanto mi scrive, mi chiede come stiamo, se va tutto bene, è stato chiamato dalla agenzia per quel lavoro che sperava tanto e sta facendo una prova di una settimana, se tutto andrà bene avrà un contratto di tre mesi.
Concludo con una riflessione sul titolo del secondo libro… è qui sul mio tavolo osservo la foto ma il titolo mi fa venire in mente la chiusura di questo mio scritto… “Gli angeli non sono tutti bianchi” già, ma è anche vero che “I neri non sono tutti cattivi”.
Cerchiamo quindi sempre di distinguere chi abbiamo davanti e di non tirare (come spesso accade) giudizi affrettati.

Paolo Ricciardi

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Settembre 2017
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