Alessandro Argenziano, ergastolo confermato
La decisione della corte d’Assise d’Appello. Parte civile: “Pericolosità sociale dell’individuo”

La corte d’Assise d’Appello di Milano ha confermato nella sentenza di oggi, 20 giugno, la pena dell’ergastolo per Alessandro Argenziano, l’uomo accusato di aver ucciso la moglie, tre anni fa a Varese, soffocandola.
Secondo l’accusa la sera del 26 aprile 2015 l’uomo avrebbe somministrato alla moglie una dose massiccia di farmaco calmante con l’obiettivo di ridurla in uno stato di semi incoscienza per poi soffocarla con un cuscino. Alla polizia che l’arrestò, l’uomo disse di aver trovato la moglie, Stefania Amalfi, con in testa una calza di nylon.
Il movente dell’omicidio sarebbe stato il desiderio di entrare in possesso di una polizza di risparmio che la donna aveva stipulato a proprio nome.
Passaggi oggi ripercorsi dall’accusa rappresentata dal pubblico ministero Antonio Cristillo.
Per la parte civile rappresentata dall’avvocato Alessandra Sisti l’analisi del reperto della calza, che dalle foto era annodata in tre parti, andrebbe in conflitto con quanto affermato poiché non poteva essere annodata sulla testa.
Sempre la parte civile ha insistito sulla pericolosità sociale dell’imputato.
Per Stefano Amirante, difensore di Argenziano, «la questione principale è legata alla causa di morte, che secondo noi non è stata be ricostruita. Mi stupisce la conferma della sentenza perché la trovavo motivata in modo forzato già in primo grado. Attendo le motivazioni, che arriveranno tra 60 giorni».
I famigliari della vittima erano presenti ed hanno atteso il verdetto arrivato dopo tre ore e mezzo di camera di consiglio.
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