Gli ex proprietari della Quiete arrestati a Reggio Calabria

Le indagini, condotte dal sostituto procuratore Baraldo, hanno evidenziato attività di appropriazione indebita e falso. Gli ex dipendenti della Quiete: "Non siamo stupiti"

Alessandro Cassinelli, presidente della Federazione delle Piccole e Medie Imprese della Provincia di Frosinone, proprietario ormai fallito delle tre aziende legate alla clinica di Varese La Quiete, è stato arrestato questa mattina dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica diretta dal Procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri. Insieme a lui, è finito in manette Giorgio Rea, un tempo socio di Cassinelli e poi estromesso dalla Quiete. Ne dà notizia la stampa locale.

Tre le persone finite in carcere e tre agli arresti domiciliari mentre uno ha l’obbligo di dimora.

L’inchiesta, portata avanti dal sostituto procuratore in passato di stanza anche Varese Massimo Baraldo, ha fatto luce sul dissesto della casa di cura “Villa Aurora”, clinica in regime di convenzione con il sistema sanitario regionale che, stando all’accusa, era stata acquistata con il preciso compito di spogliarla. Cassinelli è accusato di associazione per delinquere semplice finalizzata alle false comunicazioni sociali, la truffa aggravata e l’appropriazione indebita. La clinica è finita nei giorni scorsi in ‘concordato preventivo’.

Oltre all’arresto i finanziari hanno sequestrato beni per un valore complessivo pari a circa 12 milioni di euro.

La notizia riportata da Strill.it

“Attraverso l’esecuzione di indagini tecniche e la approfondita analisi di copiosa documentazione contabile e bancaria, è stato possibile far emergere l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati di bancarotta fraudolenta ed autoriciclaggio. E’ stato, infatti, dimostrato che le somme indebitamente prelevate e distratte dalle casse di “Villa Aurora”, sfruttando il meccanismo dei finanziamenti infragruppo (si specifica, a tal proposito, che la clinica era stata acquisita dalla “Gruppo Sant’Alessandro S.p.A.”, avente la funzione di “capogruppo” in relazione a svariati ulteriori soggetti giuridici), sono state, in parte, impiegate in altre attività economiche riconducibili ai medesimi indagati (ponendo, quindi, in essere condotte di autoriciclaggio). Attesa la totale estraneità delle finalità accertate agli interessi della predetta clinica, veniva, così, cagionato un depauperamento tanto grave del relativo patrimonio da causarne il dissesto e, di conseguenza, l’ammissione della societàVilla Aurora S.r.l.”, con decreto del Tribunale datato 10.04.2018, alla procedura di concordato preventivo.

Le somme depredate sono state infatti impiegate in modo del tutto anomalo, ossia per l’acquisto di testate giornalistiche da parte della capogruppo, la costituzione di pegni per aperture di linee di credito in favore di persone fisiche, l’acquisto di quote di ulteriori società, l’affidamento di incarichi professionali privi di giustificazioni, per rimpinguare le casse di altre società nella disponibilità dei sodali e, addirittura, per pagare il prezzo di vendita delle quote della stessa “Villa Aurora” agli ex soci.

«Non siamo per nulla stupiti da questa notizia – commenta Davide Farano, ex dipendente della casa di cura di Varese La Quiete  – La giustizia sta facendo il suo corso e arriverà da tutte le parti. Ancora, però, non ci spieghiamo come soggetti simili abbiamo potuto arrivare nella nostra città ed entrare nella sua storia».

Le tre aziende legate alla Quiete, che è chiusa dal 31 maggio 2017, sono fallite e a luglio la proprietà immobiliare sarà di nuovo messa all’asta.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Giugno 2018
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