Randagi “migranti”: un problema da affrontare
Giovedì 14 alla sala Montanari si parla di “Randagismo o Randagi?” con la proiezione di un docu-film e gli interventi degli esperti
Negli ultimi anni l’attività delle associazioni di volontariato, unitamente agli enti pubblici e privati impegnati intorno alla gestione del fenomeno del randagismo, ha dovuto confrontarsi con l’accoglienza di cani provenienti da territori al di fuori del proprio raggio di competenza.
Gli effetti di uno spostamento di massa di cani del centro-sud Italia al centro-nord, nonché di cani prelevati e “spostati” da altre nazioni, ha modificato le prassi d’intervento in materia di assistenza – psichica e fisica – nei confronti degli animali al punto da imporre una profonda e specifica riorganizzazione degli interventi delle associazioni di protezione degli animali e degli enti preposti.
Nuove patologie e nuove problematiche di carattere comportamentale degli animali sono diventate oggetto di studio e sperimentazione, malgrado si sia ben lontani da una positiva risoluzione inerente i già difficili compiti dei canili locali (sanitari e rifugio, municipali e di proprietà).
Nell’affrontare le gravi conseguenze date dal riaffollamento, urge porre una significativa limitazione ad un fenomeno dai più sottovalutato.
«E’ in atto un sotterraneo e compulsivo trasferimento di cani che comporta uno scarico di responsabilità individuale a danno di strutture incapaci di reggere all’urto provocato – spiega Davide Maiocchi, presidente di Apar – Migliaia di cittadini partecipano alla diffusione capillare di un vero e proprio sistema d’intervento divenuto insostenibile per chi non vive -come noi- del solo slancio di solidarietà estemporaneo o d’interesse di tipo personalistico sulla questione».
Attraverso i cosiddetti “falsi ritrovamenti”, migliaia e migliaia di cani vengono catturati in un luogo per essere fatti ritrovare in un altro – dopo estenuanti viaggi della speranza effettuati dalle cosiddette “staffette” – affinché divenga sufficiente produrre la falsa testimonianza necessaria a farli entrare nei canili e gattili selezionati in base ad una supposta capacità adottiva. Capacità adottiva, in verità, messa a durissima prova da cani con bassi livelli di socializzazione con l’umano, catapultati in un ambiente diversamente antropizzato.
Per questo alcune associaizioni sensibili all’argomento hanno organizzato una conferenza ad ingresso libero “Randagismo o randagi?” che si terrà giovedì 14 giugno alla sala Montanari di via Bersaglieri 1 a Varese.
L’incontro, previsto dalle 20.30 alle 23.00, prevede la proiezione del docu-film “No pet“, gli interventi degli educatori cinofili Michele Minunno ed Alessandra Pisicchio e dell’avvocatessa Elisa Scarpino.
In questa occasione si trovano fianco a fianco le associazioni per cani e gatti più attive del varesotto e dell’alto milanese, insieme ad una delle più proficue associazioni culturali antispeciste e ad un gruppo di supporto legale, grazie al patrocinio del Comune di Varese e del circolo di cultura cinematografica Filmstudio 90.
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