400 chili di droga tra Varesotto e Comasco, in quattro a giudizio
Il giudice del tribunale di Como accoglie la richiesta di rito immediato per un traffico di marijuana dove sono coinvolti anche due varesini. L’operazione della Finanza fra Castronno e Uggiate
La droga la compravano in Spagna, e all’ingrosso: 395 chili di marijuana e 21 di hascisc trovati in un magazzino di Castronno, in provincia di Varese, e nel cassone di un Tir guidato da uno degli arrestati.
Il “contratto di compravendita”, con prezzo al chilo veniva definito nel Comasco, a Uggiate Trevano, e la destinazione dello stupefacente era il mercato italiano e svizzero degli spinelli. Droga leggera, certo, ma dai pesanti ricavi quando immessa nel mercato, senza tenere conto dei risvolti sanitari e sociali della questione.
Per questo due varesini, un siciliano e uno spagnolo sono finiti nei guai per traffico internazionale di droga dopo che la la Guardia di Finanza Comasca ha chiuso la rete di indagini che ha portato all’arresto delle quattro persone, a inizio anno.
Pedinamenti, e osservazione, intercettazioni ambientali e movimenti sul campo seguiti passo passo che hanno permesso di raccogliere una mole tale di elementi da spingere il pubblico ministero lariano a chiedere – e ottenere – il giudizio immediato, accolto dal giudice per le indagini preliminari che ha fissato l’udienza per il prossimo 11 dicembre. In pratica questo rito consente di saltare l’udienza preliminare e procede a fronte di chiare evidenze della prova.
La droga è stata trovata dai finanzieri non solo all’interno del mezzo pensante con targa spagnola, ma anche nelle abitazioni di alcuni degli arrestati, nonché in un capannone di Castronno della ditta di uno dei quattro dove gli investigatori hanno rinvenuto, oltre che al fumo, anche numerose casse simili a quelle trovate nel Tir che faceva la spola con la Spagna.
Per le indagini, la piccola auto utilizzata per gli spostamenti è stata sottoposta a pedinamento e monitoraggio satellitare.
I quattro – di 45, 34, 69 e 37 anni – dovranno rispondere in concorso dei reati a loro contestati; tre di loro sono in carcere a Como mentre il quarto, il più anziano, è ai domiciliari presso l’abitazione del figlio.
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