Ue, stop a riso da Cambogia e Birmania
Coldiretti: «Finalmente la Commissione Europea ha proposto di ripristinare per tre anni i dazi». In Lombardia 100 mila ettari coltivati
«Finalmente la Commissione Europea ha proposto di ripristinare per tre anni i dazi nei confronti delle importazioni di riso dalla Cambogia e dalla Birmania, dove è stato raccolto anche sui campi della minoranza Rohingya costretta a fuggire a causa della violenta repressione»: lo dice Coldiretti.
Cha parla di «decisione importante anche per la Lombardia dove, con quasi 100 mila ettari coltivati, si concentra oltre il 40% del riso italiano. È quanto afferma la Coldiretti regionale nell’esprimere soddisfazione per il documento pubblicato dalla Commissione Europea, per la prevista valutazione di medio termine del Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG) per rivedere anche le agevolazioni tariffarie a dazio zero concesse ai Paesi asiatici EBA (“Tutto tranne le armi”)».
Nel documento conclusivo dell’indagine avviata nel marzo scorso – spiega Coldiretti Lombardia – la Commissione Europea ha riconosciuto il danno economico dovuto ai volumi di importazioni di riso Indica, ammettendo che in Cambogia si sono verificate notevoli violazioni dei diritti umani in relazione all’accaparramento delle terre che giustificano l’attivazione della clausola di salvaguardia e lo stop alle agevolazioni. Una necessità sostenuta con la mobilitazione della Coldiretti per fermare la concorrenza sleale che ha provocato il crollo delle quotazioni del riso in Italia e messo in ginocchio migliaia di aziende anche in Lombardia, dove si concentrano oltre 1.800 produttori. Le importazioni europee di riso dalla Birmania – precisa Coldiretti Lombardia – sono aumentate del 66% tra settembre 2017 e luglio 2018. In Lombardia
La crisi è drammatica e mette a rischio il primato nazionale in Europa – rileva la Coldiretti – dove l’Italia è il primo produttore di riso con 1,50 milioni di tonnellate su un territorio coltivato a livello nazionale da circa 4mila aziende di 234.300 ettari, che copre circa il 50 % dell’intera produzione Ue con una gamma varietale del tutto unica. Il documento di valutazione – sostiene la Coldiretti – sarà presentato in occasione del gruppo di lavoro del Consiglio di metà novembre per la decisione definitiva con il voto dei 28 Paesi. Secondo la Coldiretti non è accettabile che l’Unione Europea continui a favorire con le importazioni lo sfruttamento e la violazione dei diritti umani nell’indifferenza generale ed è invece necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della dignità dei lavoratori, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri in vendita sugli scaffali ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore.
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