Ai domiciliari non può assistere al processo per l’affidamento della figlia
La bambina portata in Ungheria dalla madre, lui a processo per stalking non può muoversi

Quando le vicende della vita si intrecciano e si avvitano su se stesse fino a fare paura, capita di rimanere incagliati nei meccanismi della legge, capace di soffocare gli affetti.
Così, senza nomi e con le debite cautele per via della presenza di un minore, questa storia finita oggi di fronte al giudice parte da un sospetto.
«Quelli, mi vogliono fregare. Mi hanno rubato la mia roba. I miei mobili. E ora gliela faccio pagare». Siamo in un paese della Valcuvia, un paio d’anni fa. Un cinquantenne con problemi famigliari e precedenti penali per estorsione torna da un viaggio dall’Ungheria.
Si trovava lì, dove l’ex moglie se ne era andata con la figlia minore, perché voleva riavere la figlia con sé.
Ma viene espulso dal paese danubiano per via di suoi reiterati comportamenti giudicati inopportuni dalle autorità.
Tornato in Italia, a Cittiglio, l’uomo si convince che i titolari dell’agenzia immobiliare che gestiva l’appartamento in cui viveva, e che aveva da poco lasciato, si erano accaparrati dei mobili che gli appartenevano. Scatta la “rappresaglia“ e, secondo l’accusa, atti persecutori pesanti: l’uomo segue i due immobiliaristi – marito e moglie, di una decina d’anni più giovani – li chiama al telefono, li affronta per strada, fino al contatto fisico.
I due denunciano, il giudice emette una misura cautelare: l’obbligo di avvicinamento. Ma lui insiste e la sua posizione si aggrava e finisce ai domiciliari, condizione in cui versa tuttora.
Nel frattempo, però, il procedimento intentato contro la moglie per riavere l’affido della figlia va avanti: secondo le convenzioni sul diritto applicabile al caso, è il giudice di Budapest a dover decidere sull’affido. In questi giorni sono in programma delle udienze nella capitale magiara, ma a cui il papà italiano non potrà presenziare.
Il lamento dell’uomo, raccolto dal suo legale, l’avvocato Corrado Viazzo, esce dalla casa tra i monti della Valcuvia e arriva a Varese, in tribunale: «Voglio andare dalla mia bambina, ma la legge non me lo permette».
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