“Noi disabili come Rosa Parks, non scenderemo dal treno”

Simone Gambirasio, da anni attivo per il diritto a muoversi dei disabili, commenta la vicenda del controllore di Trenord che aveva fatto scendere un disabile dal treno perchè ce n'era già un altro

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La vicenda del controllore di Trenord che ha chiesto ad un disabile di scendere dal treno perchè ce n’era già uno a bordo, ha scatenato la reazione di Simone Gambirasio, cairatese molto attivo sui social e non solo nel far valere i diritti dei cittadini con disabilità, soprattutto nell’ambito del trasporto pubblico locale.

Simone, che ogni giorno raggiunge il posto di lavoro a Milano coi mezzi pubblici, ha scritto un post sulla sua pagina facebook nel quale analizza questa “discriminazione da regolamento” da parte della società che gestisce il trasporto su rotaia ed elenca una serie di inadempienze del servizio regionale di trasporto.

Io ho una sorella portatrice d’handicap. Come me. Secondo Trenord, nonostante avvisi con ben più di 48 ore di anticipo, non avrei potuto MAI fare nella mia vita un viaggio in treno con mia sorella. Per anni da pendolari, entrambi, ci siamo adeguati alle “discriminazioni da regolamento”, costringendo per altro i nostri genitori a fare viaggi assurdi per venirci a prendere su treni forzatamente diversi. Poi ci siamo imposti: se non ci volete, tirateci giù con la forza. Quando un regolamento viene usato come pretesto per non avere problemi, per ridurre una realtà che esiste, allora qualcosa non va. Perché il diritto a muoversi è un diritto naturale, alla base di tutti gli altri diritti dell’uomo. Non c’è libertà, identità, rappresentanza, non ci sarà nulla di tutto questo fin quando ci chiuderanno in casa. E quel che fa più arrabbiare è che i regolamenti vengano usati contro le persone, non per le persone. Sono forse a norma i treni con i pendolari pigiati come sardine? È forse a norma Trenord quando da più di 15 giorni sa benissimo di una mia prenotazione in concomitanza con uno studente disabile, ma piuttosto che aggiungere un vagone accessibile tiene me sul corridoio ogni giorno da quindici giorni, e chiude un occhio consapevolmente sui suoi stessi regolamenti? Quando un disabile perfettamente in grado di intendere e volere NON chiede assistenza, è autonomo e chiede solo di poter viaggiare, i regolamenti non hanno più senso, perché infrangono diritti ben più importanti. Lo stesso diritto che aveva Rosa Parks, quando nel 1955 se ne infischiò delle norme igieniche che l’avrebbero costretta a scendere da un autobus riservato ai bianchi. La sicurezza non può essere un alibi per una rete inadeguata ad accogliere tutti. In caso di incendio quel disabile rischierà la vita esattamente quanto gli altri passeggeri, non sarà il rinchiuderci sotto una teca a farci sentire rispettati e tutelati. Rischierà come un pendolare che decide di voler viaggiare comunque, anche se pigiato, ma per lui non vi sentite in diritto di decidere paternalisticamente cosa sia meglio fare. Vi fareste dire di scendere da un treno perché siete diversi? Potrete scrivere tutti i regolamenti che vorrete, ma se i vostri regolamenti non sanno far fronte alla realtà, con un solo posto tassativo per disabili quando i disabili gravi sono il 3,6% della popolazione, allora il vostro regolamento decade. E ve lo faremo capire rifiutandoci di scendere dai treni, proprio come Rosa Parks.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Marzo 2019
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