Per coinvolgere i bambini non basta fare le cose insieme a loro
Il grado di partecipazione dei bambini e ragazzi è fondamentale affinché una qualsiasi attività sia efficace momento di crescita personale e cognitiva. Anche nello studio
Che si tratti di preparare la cena, progettare una gita, fare un lavoretto insieme, o gestire il consiglio comunale dei ragazzi, se l’obiettivo è quello di coinvolgere i bambini, fare le cose insieme non basta. Il grado di partecipazione del bambino o anche del ragazzino, è fondamentale affinché una qualsiasi attività sia efficace momento di crescita personale e cognitivo. Percorsi di studio inclusi.
In quest’ottica torna utile la “Scala della partecipazione dei bambini” messa a punto dal docente della City University di New York, Roger Hart, e pubblicata nel suo studio “La partecipazione dei bambini. Teorie e pratiche di coinvolgimento dei giovani cittadini nello sviluppo comunitario e nella cura dell’ambiente”.
I primi tre gradini della scala, i più bassi, descrivono forme di non partecipazione in cui la presenza dei bambini è accessoria o, peggio, strumentale. Per poi salire a gradi di coinvolgimento sempre maggiori, fino al protagonismo più puro dei bambini, che avviene quando il ruolo dell’adulto è semplicemente quello di facilitatore, a disposizione dei piccoli per fornire strumenti e supporto nel perseguimento di obiettivi stabiliti dai bambini stessi.
GRADI DI NON PARTECIPAZIONE
1. Manipolazione: avviene quando gli adulti “utilizzano” i bambini, che sono in realtà destinatari di un’azione (ad esempio se gli alunni protestano in corteo contro problemi che sono in realtà dei docenti).
2. Decorazione: quando gli adulti “utilizzano” i bambini e ragazzi per rafforzare l’idea. Un esempio tipico che coinvolge colpevolmente il mondo della comunicazione sono le immagini di minori sofferenti o in situazioni di disagio, riprese e diffuse, senza che se ne spieghi la ragione ai diretti interessati, e utilizzate per “dare più forza” al messaggio.
3. Partecipazione simbolica: quando i bambini o i ragazzi vengono chiamati come “testimoni” in seminari o incontri pubblici, per fare richieste che rafforzano il tema dell’incontro, ma senza possibilità di ricevere risposte concrete.
GRADI DI PARTECIPAZIONE
4. Investiti di ruolo e informati: quando i veri “attori” (bambini e ragazzi) sono informati degli obiettivi del progetto loro rivolto e rivestono un ruolo attivo nella fase di realizzazione.
5. Consultati e informati: quando gli obiettivi dei progetti vengono costruiti anche consultando i bambini e i ragazzi.
6. Condivisione operativa: quando vengono definiti obiettivi generali da parte di chi propone il progetto (gli adulti) ma le decisioni operative vengono definite insieme a tutti i destinatari.
7. Progettazione in proprio da parte dei destinatari: quando gli adulti esercitano un ruolo di sola facilitazione e forniscono gli strumenti per realizzare obiettivi pensati dai destinatari (i bambini e i ragazzi)
8. Progettazione in proprio e condivisione operativa con gli adulti: quando i destinatari dei progetti (i bambini e i ragazzi) definiscono inizialmente gli obiettivi e le decisioni operative vengono prese e messe in atto insieme agli adulti, anche con variazioni in itinere.
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