Riaprono le stanze della trattoria del Bambino, dove si cenava cento anni fa

Le figlie di Bruno Taglioretti vorrebbero riavviare l’attività dell’antica trattoria iniziata nel 1800. La burocrazia non aiuta, ma intanto il locale fa rivivere le atmosfere del passato con gli arredi antichi

Riaprire una vecchia trattoria, dove poter immergersi nelle atmosfere di di inizio ‘900 e gustare i piatti della tradizione lombarda: questo è il sogno delle figlie (Moira e Sabrina) di Bruno Taglioretti e sua moglie, Luciana Paloschi, per uno stabile che un secolo fa ha visto passare gran parte della popolazione cairatese. Un luogo che porta la storia nelle sue mura, come i segni dell’incendio che il 25 gennaio 1900 devastò l’intero paese, le stalle per i cavalli, accenni di decorazioni sulle pareti, la prima tv del paese.

Ci troviamo in via Roma, nei pressi del monastero e della ex-parrocchia cittadina (oggi auditorium): proprio sulla strada, sotto un’arcata in mattoni dalla quale si intravede una scritta sacra in latino, vediamo l’ingresso di quella che, dal 1800 fino al 1967, era chiamata la trattoria del Bambino.

«Per tanti anni questo luogo è stata una trattoria-stallaggio con alloggio per cavalli: gli avventori arrivavano, sapendo di trovare un piatto caldo e un riparo per i cavalli, che potevano passare la notte nella stalla – ricostruisce Taglioretti – La mia famiglia è stata proprietaria di questo luogo dall’800 fino al 1937, quando l’attività fu ceduta alla famiglia Mascheroni, che portò avanti l’osteria per altri 30anni. Negli ultimi anni, questo luogo è tornato a me e così alle mie figlie si è riaccesa la sacra fiamma».osteria del bambino cairate

Il signor Bruno ha 83 anni, ma quando parla di questo luogo sa trasmettere passione ed energia. Le idee sono tante, così come la voglia di raccontare una pagina della storia di Cairate: «L’Osteria del Bambino è sempre stata un punto di riferimento per tutto il paese: qua si veniva a mangiare un boccone caldo e a bere un cicchetto in compagnia dopo la Messa – racconta – e ci piacerebbe tanto possa tornare a vivere. Vorremmo proporre un piatto unico, qualcosa della tradizione, venti coperti e dire – Stasira ghe la Cassœula, oppure pulenta e bruscitt, cóma üna völta» racconta, scusandosi per il dialetto, ma è la lingua del cuore e certe frasi vengono meglio che in italiano. Soprattutto per parlare di questi luoghi e del sogno che è nato, nonostante le difficoltà.

Per riaprire un’attività in un edificio d’epoca, infatti, è necessario rispettare una serie di normative e di regole che rendono difficile, al momento, la realizzazione di questo bel progetto, ma Taglioretti non si perde d’animo: «Vedremo come fare in futuro, non vogliamo rinunciare al sogno di rivedere l’Osteria del Bambino in attività. Anche il sindaco Paolo Mazzucchelli si è detto entusiasta e vorrebbe aiutarci. Intanto grazie a mia moglie questo posto è rinato». A seguirli c’è anche l’architetto Ilaria Lelii, appassionata di storia locale, che sottolinea: «L’unico modo per riaprirla è far capire alla sovrintendenza che questo luogo va salvato e fatto vivere, includendolo tra i beni da tutelare e allora qualche deroga si potrebbe anche ottenere».

osteria del bambino cairate

La signora Luciana, che condivide con il marito Bruno la passione per la storia e la tradizione, lo ascolta attenta e complice: è lei l’artefice della trasformazione dei locali della vecchia trattoria. «Il luogo era in disuso, allora ho iniziato a cercare nei mercatini oggetti di una volta e, un po’ per volta lo abbiamo riarredato».
Tra vecchie foto di famiglia, cornici antiche, valigie di cartone e utensili in rame, si perde davvero la cognizione del tempo: «Abbiamo pensato di far rivivere queste stanze, facendo ricordare a chi lo visita com’era la vita nel secolo scorso».

Un’idea che i cairatesi hanno potuto apprezzare durante la Festa di Cairate: «Domenica scorsa, in occasione della festa del paese, abbiamo aperto le porte di questo luogo antico: non ci aspettavamo così tanta gente. In ogni angolo c’erano persone di tutte le età che osservavano a bocca aperta ogni dettaglio». Tutta la famiglia Taglioretti accoglieva i visitatori: c’erano Bruno, Luciana e anche le loro figlie, Sabrina e Moira, che hanno abbracciato con entusiasmo il sogno di riaprire la vecchia osteria.

«C’erano i più anziani che si lasciavano trasportare dai ricordi: chi raccontava di aver mangiato qui, chi di essere venuto a guardare la televisione alla sera, quando la povertà impediva di acquistarne una in casa propria e la trattoria era il punto di ritrovo per tutto il paese. Abbiamo visto gente commossa, perché ripensare al passato è sempre emozionante. C’erano però anche tanti giovani, incuriositi nell’osservare attrezzi e oggetti che non hanno mai visto».

Una giornata in bianco e nero che ha lasciato il segno: «Anche in futuro sarà possibile visitare l’edificio – promettono – Noi siamo qua e l’Osteria del Bambino rimane a disposizione di chi vorrà fare un tuffo nel passato».

Nell’attesa che il sogno si realizzi con la riapertura dell’osteria, in via Roma resterà quindi questo luogo magico, che ha ribaltato la clessidra del tempo e regalato tante emozioni.

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Pubblicato il 13 Ottobre 2019
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