Air Italy, si va verso i licenziamenti. Proteste ai check-in
Nella mattina di oggi, venerdì 14 febbraio, il primo incontro in teleconferenza tra gli incaricati della liquidazione e i lavoratori. In corso proteste a Olbia e Malpensa
Le lettere di licenziamento, probabilmente, arriveranno tra qualche settimane. E la chiusura potrebbe concludersi entro la fine dell’anno, anche se si proverà a cedere almeno una parte di operatività ad altri.
I liquidatori di Air Italy hanno lasciato solo un minimo di margine e speranza, ai lavoratori, nel primo incontro in conferenza telefonica, con gruppi di lavoratori tra Malpensa e Olbia.
“I liquidatori – spiega la nota della compagnia – hanno illustrato ai dipendenti la possibile evoluzione della procedura di liquidazione, confermando l’intenzione di adottare tutte le misure possibili di sostegno al reddito, compatibili a norma di legge con la procedura di liquidazione stessa”.
Pochi i margini di manovra per la continuità del lavoro, a sentire alcuni dei lavoratori che hanno partecipato. Mentre la nota della compagnia dice che “verranno prese in considerazione tutte le possibilità di cessione di rami d’azienda, che comprendano il possibile mantenimento di tutti o di parte dei posti di lavoro”.

Quanto ai licenziamenti, «ancora non è arrivata alcuna lettera» spiega all’agenzia Ansa il segretario della Filt Cgil Sardegna Arnaldo Boeddu. «Ma arriverà non appena i liquidatori definiranno il percorso con i dirigenti aziendali. Non c’è alcuna intenzione della proprietà di fare alcunché: occorre evitare che partano le prime lettere» . I sindacati aspettano la convocazione dai due ministeri interessati.
Nel frattempo i semplici presìdi dei lavoratori si sono trasformati anche in momenti di protesta, che hanno toccato anche i check-in della Qatar Airways (nella foto sopra), la compagnia qatariota che è socia di Air Italy.
Altre proteste si sono tenute invece all’esterno dell’aerostazione del Terminal 1. Ovviamente questo per quanto riguarda Malpensa. Altre iniziative sono invece in corso a Olbia, “storica” base di Meridiana dove oggi sono circa 600 i lavoratori interessati.
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