«Evitare isterismi e aiutare le persone fragili»

Danilo Centrella, medico e amministratore comunale fa il punto sull'emergenza covid19 nella sua comunità, che siamo andati a raccontare

Avarie

«C’è bisogno di assistenza alle persone fragili, nel senso che c’è molta confusione fra messaggio lanciato e quello percepito dalle persone. Molti criticano i messaggi delle autorità, ma in realtà non si rendono conto che nessuno di noi è preparato per una situazione di questo tipo. Fino a 20 giorni fa si parlava di Sanremo, ora la cosa è diversa. Siamo tutti impreparati e tutto quello che è successo ha creato estrema insicurezza fra le persone. Bisogna evitare isterismi».

Danilo Centrella, 49 anni sindaco di Cocquio Trevisago non ha dubbi: la battaglia contro il covid-19 la vinceremo, ma tutti assieme, con l’impegno di tutti. Che cosa la colpisce, più di tutto, in quello che sta succedendo?

«Da medico mi colpisce entrare in un ospedale. Ci sono triage d’emergenza, termoscan, reparti vuoti e sale operatorie vuote. Quello a cui si assiste è molto simile a una situazione bellica. E poi mi colpisce il deserto che c’è in giro, per le strade». Centrella è primario della struttura complessa di Urologia dell’Asl del Verbano Cusio Ossola e quindi si sposta molto per lavoro, ha notato dei flussi di cambiamento nella popolazione? Persone che se ne sono andate o altre che sono arrivate?

«A Cocquio Trevisago no, fondamentalmente no. Qualche villeggiante è venuto ma hanno capito che stare a Milano o venire in paese è la stessa cosa. Nel Vco è diverso, molti varesini e milanesi sono chiusi e barricati nelle loro seconde case di montagna».

Cosa le dà più speranza in questo momento?
«Sapere che la natura umana è fatta per resistere a ogni attacco del mondo esterno. Il genere umano è sopravvissuto a tutto, ci sarà una selezione delle persone più fragili ma ne usciremo alla grande».

In paese la vita si è come fermata: poche auto, solo il parcheggio del centro commerciale che si incontra lungo la statale risulta piuttosto pieno di auto. Meno, quelle parcheggiate alla stazione. La comunità si è organizzata con un servizio di spesa e farmaci a domicilio gestito da un manipolo di volontari coordinati da Francesco Crugnola: «Forse bisognava fermare tutto subito, cominciare prima e intervenire in maniera più decisa, ma noi siamo al nostro posto e faremo il nostro dovere per aiutare gli altri».

A domicilio, informalmente, anche alcune maestre della scuola primaria stanno portando libri e quaderni che i bimbi hanno lasciato a scuola dopo l’ultimo giorno di lezioni, oramai più di due settimane fa. Anche il mondo dello sport si interroga su quanto sta accadendo.

Gianpietro Caltagirone è il responsabile del gruppo ciclistico Campo dei fiori di Cocquio Trevisago e insiste su un punto: «Ci sono regole, vanno rispettate». È vero che il dlcm prevede la possibilità di svolgere attività sportiva all’aperto, purché venga fatta non in gruppo.

«E purché non si metta a repentaglio la propria incolumità, mi sento di aggiungere», spiega Caltagirone. «Ce succede se uno sportivo si infortuna durante un allenamento e necessita di cure mediche? Sono tutte forze sottratte al sistema sanitario nazionale che in questo momento è particolarmente congestionato. Stiamo a casa, o alleniamoci indoor, come farò io questa sera».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 10 Marzo 2020
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