“Saltano” voli a lungo raggio e le low cost riducono: la “botta” coronavirus a Malpensa

Nella data del 2 marzo si è registrato un -55%, che dà l'idea dell'impatto immediato, a prospettiva sono 1600 voli in meno in cinque settimane. Una crisi di sistema, più ampia del coronavirus, che (forse) ha ancora poco spazio al di fuori dei "territori aeroportuali"

Malpensa generica 2019

Prima le cancellazioni di voli disposte dall’Italia, poi – quasi una nemesi – lo stop ai voli dal Medio Oriente, infine la “ritirata” delle compagnie americane ma anche di un grande vettore come Turkish. A Malpensa c’è molta preoccupazione per l’impatto del coronavirus, che va ad aggravare una situazione già delicata, con la crisi di Air Italy.

Di crollo si parlava già settimana scorsa. Venerdì Easyjet ha annunciato il taglio ai propri voli, ieri è arrivata anche Ryanair (annunci per ora generici, il piano preciso è atteso). Ma è il lungo raggio quello che rischia di pesare di più: lo stop di American Airlines, United e Delta ha avuto il sapore della sconfitta, dell’isolamento dal punto di vista delle rotte, prima ancora che per l’impatto economico. Nel frattempo è arrivato anche lo stop dalla Turchia, comunque già annunciato dal taglio di tre voli della Turkish da Malpensa agli aeroporti di Istanbul.

La “botta” si percepisce già chiaramente. Il clima lo raccontavamo già settimana scorsa, ma ora è più percepibile: i lavoratori aeroportuali – famiglia numerosissima e che spesso condivide sensazioni e paure collettive – hanno iniziato a postare le foto dei saloni vuoti, per mostrare a tutti i rischi a cui il comparto è esposto.

In numeri, la botta è stata valutata così: un calo dei passeggeri stimato del 55% (nel confronto diretto sul numero di passeggeri nella data 2 marzo 2019-2 marzo 2020) e prospettiva di 1600 movimenti – decolli e atterraggi – in meno tra il 23 febbraio già passato e la fine di marzo.

Malpensa generica

Cosa significa per il lavoro? Qui i numeri sono ancora incerti: circolano stime e in alcuni casi già qualche taglio effettivo (primi a pagare: i “somministrati”).  «Tutti i settori sono stati colpiti in modo devastante» dice Raffaele Dell’Erba, della UilTrasporti. In termini di produzione e fatturato, per l’handling si ipotizzano perdite del 30-50%, per il catering (legato in particolare ai voli a lungo raggio e ad alto valore) una flessione del 50-80%, per le pulizie 40-60%, per la security fino 70%. «Tutte le aziende stanno aspettando il Decreto per gli ammortizzatori sociali: il governo deve darsi una accelerata per mettere le risorse necessarie» continua il sindacalista. Capitolo a parte: il cargo, che sta soffrendo in particolare del blocco dalla Cina.

Per adesso molte aziende hanno “manovrato” facendo smaltire le ferie pregresse, ma esaurite queste si rischia di dover già intaccare le ferie 2020, come ultimo spazio di manovra. Il punto, come già settimana scorsa, è che la crisi coronavirus si è sommata a quella più generale del trasporto aereo italiano, con le crisi di Alitalia e di Air Italy: radici diverse, tempi diversi, che sono andati a confluire nello stesso momento, nel mese di febbraio 2020.
La crisi degli aeroporti, nella serata del 2 marzo, si è guadagnata anche un posto nella scaletta del Tg1, che spesso riflette priorità della politica: chissà che non sia il segnale di una maggiore attenzione.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 03 Marzo 2020
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