Ghost Records spegne diciotto candeline

La casa discografica varesina, fondata da Francesco Brezzi, ha raggiunto l'importante traguardo. "Non abbiamo mai smesso di guardarci intorno"

Musica Generica

Diciotto anni fa ha radunato per la prima volta la musica della “contea dei laghi”. La prima pubblicazione della Ghost Records è stata una compilation per fotografare il fermento musicale di Varese e dintorni. Il titolo era “Ghost Town: 13 songs from the lakes county” e nelle sue tracce si leggevano nomi come Bartok, Massimo Volume, Mr. Henry, Cluster, Encode e molti altri.

A fondare l’etichetta varesina, che la nota rivista musicale rock.it definiva “interessantissima operazione discografica”, è stato Francesco Brezzi che dal 2003 viene affiancato nell’impresa da Giuseppe Marmina (nella foto sopra con Waxlife).

Quella che sembrava essere un’esperienza nata più per passione che per professione dunque, di strada ne ha poi fatta molta ritagliandosi il suo spazio nel panorama musicale nazionale. Nel 2004 ha vinto il premio MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti) come “Miglior Etichetta Indipendente Italiana” e tra le sue band ci sono nomi come Hot Gossip, Franklin Delano, There Will Be Blood, Canadians. «Siamo sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e di interessante, direi di unico – racconta Brezzi -. Abbiamo sempre cercato artisti di qualità, senza seguire le mode ma restando coerenti con quello che ci piaceva, con onestà intellettuale».

Nei prossimi mesi ci saranno nuove uscite discografiche, seppur il periodo è molto difficile e l’emergenza del Coronavirus non permette di sapere quando e come si potrà tornare a lavorare a pieno ritmo: «C’è consapevolezza del momento che stiamo vivendo. Penso a noi, ma anche a tutte le persone che lavorano in questo settore da sempre precario, con poche garanzie e sempre bene poco considerato. Dietro ad un disco, ad un concerto, ad un locale operano centinaia di persone. Sarebbe giusto avere delle prospettive e sapere cosa ci aspetta».

Tornando alla storia di Ghost Records invece, è giusto ricordare chi ha fatto parte di questa avventura fin dagli albori: «Fondamentale è stata la Sauna, la sala di registrazione di Cajo (Andrea Cajelli, scomparso nel 2017 ndr) e l’aiuto di Roberto Binda. La prima compilation è nata come un manifesto, abbiamo messo insieme le persone che suonavano, raccolto il materiale ed è iniziato tutto».

Negli anni infatti, sono seguiti artisti come One Dimensional Man, Dente, Black Eyed Dog, Canadians, Calibro 35, Alessandro Grazian, Frozen Farmer, Selton fino ai recenti Walife, Belize e Il Triangolo. Artisti che hanno poi suonato anche al Twiggy, il locale di Via De Cristoforis, preso in gestione proprio da Brezzi per portare la musica live in città.

Il fermento dunque non si è mai fermato, ma è certamente cambiato: «Moltissime cose non sono come diciotto anni fa, ma abbiamo sempre cercato di dare spazio alla scena locale e non abbiamo mai smesso di guardarci intorno».

Adelia Brigo
adelia.brigo@varesenews.it

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Pubblicato il 16 Aprile 2020
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