Processo “Piazza Pulita”: Fratus, Cozzi e Lazzarini agivano per “potere personale”
Depositate le motivazioni della sentenza che ha condannato i tre ex amministratori per turbativa di gara a valle del processo "Piazza Pulita"
Volevano «collocare amici o collaboratori – o soggetti referenziati da amici o collaboratori, dunque di fiducia – nei posti nevralgici – o di potenziale interesse – dell’amministrazione comunale», e volevano farlo per «controllare l’amministrazione con modalità indebite». È questo il filo conduttore che ha spinto il Tribunale di Busto Arsizio a condannare l’ex sindaco Gianbattista Fratus, il suo vice Maurizio Cozzi e l’ex assessore alle opere pubbliche Chiara Lazzarini, travolti un anno fa dall’inchiesta “Piazza Pulita” e poi imputati a vario titolo nel relativo processo per turbativa di gara.
In una sentenza di novanta pagine che ripercorre testimonianza per testimonianza ed intercettazione per intercettazione tutto quello che è emerso dalle indagini e dal processo, il giudice Daniela Frattini ha sostanzialmente confermato l’impianto accusatorio tratteggiato dagli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Nadia Calcaterra. Nelle motivazioni depositate mercoledì 20 maggio non hanno trovato sponda le tesi delle difese per cui i tre ex amministratori avrebbero agito per identificare, di volta in volta, i candidati migliori: è la procedura di selezione pubblica la base per la scelta del “migliore”, mentre «manipolarla costituisce chiaro sintomo di volontà di affermazione di potere personale eventualmente a discapito dell’interesse della collettività».
Tre le procedure inizialmente contestate a Fratus, Cozzi e Lazzarini nel processo “Piazza Pulita”: il conferimento di un incarico di consulenza in Euro.PA (del quale è stato chiamato a rispondere il solo Maurizio Cozzi), la selezione del dirigente per lo sviluppo organizzativo di Palazzo Malinverni e la nomina del direttore generale di Amga. A queste si è poi aggiunta, in corso di dibattimento, la contestazione dell’incarico a Flavio Arensi come direttore artistico del Comune. Il solo primo cittadino, inoltre, è stato chiamato a rispondere di corruzione elettorale: all’ex sindaco, infatti, è stato contestato un accordo stretto in sede di ballottaggio con Luciano Guidi, a sua volta candidato come sindaco al primo turno delle elezioni amministrative, per barattare la nomina in una municipalizzata per la figlia di quest’ultimo con i suoi voti.
Tra quelli descritti nei capi di imputazione, la sentenza individua proprio il reato relativo alla nomina del direttore generale della partecipata di via per Busto Arsizio come quello più grave. Questo perché la spa è partecipata anche da altri Comuni e non è quindi appannaggio esclusivo del Comune di Legnano, e perchè quella del direttore generale è tra le figure con maggiore impatto economico-sociale al di fuori di Palazzo Malinverni, con facoltà tra l’altro di incidere sulla controversia tra Amga e diversi esponenti di spicco della gestione della società durante la presidenza Lazzarini.
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