Addio a Plinio Trevisan, il signore del disegno

Istriano originario di Pola, figlio di gente di mare, ha avuto una lunga vita: una prima metà quasi avventurosa tra i mari e i marosi della Storia, una seconda nel cuore della laboriosa provincia lombarda, a Gallarate

Plinio Trevisan

È morto, all’età di 94 anni, Plinio Trevisan. Istriano di Pola, era arrivato a Gallarate negli anni Sessanta, per lavorare come disegnatore e designer (diremmo oggi) alla Agusta di Cascina Costa: nel quartiere Cascinetta ha poi vissuto per decenni, aprendo poi una sua società autonoma.

Era uno specialista del disegno tecnico, imbattibile nel disegnare (tutto a mano, prima del Cad, ricordano i suoi allievi e colleghi più giovani) gli “esplosi”: per questo negli anni Cinquanta era stato conteso tra la Piaggio di Finale Ligure – dove si costruivano aerei – e quella di Pontedera – dove si costruiva la Vespa. Ma il suo ingegno ne aveva fatto anche un designer, chiamato a creare allestimenti d’effetto, come quelli per la Agusta nei più importanti saloni aeronautici. Aveva raccontato molto degli anni del boom e dei decenni successivi nella sua autobiografia “Plinio Story – diario di uno ‘sconosciuto’ profugo polesano”, che restituisce un po’ il clima di quel periodo, in cui l’identità in Lombardia si costruiva soprattutto sul lavoro: sei giorni di duro lavoro, fino a notte (e a volte alle prese con le intemperanze e le richieste improvvise del conte Agusta), seguiti dalla gita domenicale, spesso verso i laghi, spesso con le famiglie di qualche collega.

Oltre che disegnatore, però, Plinio Trevisan era stato anche altro, soprattutto nella prima, avventurosa metà della sua vita. C’entrava anche la sua terra di origine: era nato nel 1926 a Pola, da pochi anni non più austroungarica, ma la storia della sua famiglia lo aveva portato a muoversi per tutti i mari italici, dall’Adriatico al Golfo di Napoli, per poi appunto approdare a Finale Ligure nei primi anni Cinquanta.

La storia movimentata (e dolorosa) dell’Istria da cui veniva aveva reso ancora più animati i suoi anni giovanili: era stato nelle file dei lavoratori civili negli anni della Guerra, poi per poche settimane partigiano, infine poliziotto nel “Territorio Libero di Trieste”, il micro-Stato usato per gestire la transizione dopo la sconfitta dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale e le cessioni di province (tra cui Pola) alla Jugoslavia.

Oltre al disegno coltivava la passione per la pittura: nei suoi quadri  (aveva anche un sito) illuminano il mare di Liguria, i caruggi e le case colorate, ma compaiono anche il piccolo cantiere navale di Pola lasciato a fine della guerra e le navi in mare, ricordo del padre ufficiale di macchina sui bastimenti.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 26 Giugno 2020
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