Toccato l’apice della piena, il Lago Maggiore inizia a scendere
Dopo aver raggiunto quota 163 centimetri sullo zero idrometrico il livello del Verbano da questa mattina sta scendendo. Coldiretti: "Ultima spallata del clima impazzito in una maledetta primavera"
Il picco è raggiunto e ora si inizia a scendere. Dalle prime ore di martedì 9 giugno il Lago Maggiore ha iniziato la sua discesa dopo la grande ondata causata dalle precipitazioni di domenica che hanno portato il Verbano a superare i 160 centimetri sullo zero idrometrico.
Secondo la rete di sensori che monitorano il secondo lago italiano a partire dalle 2 di questa notte nel bacino entra meno acqua di quella che esce nel Ticino. Tradotto: il livello cala. E di acqua da eliminare ce n’è molta. L’altezza massima raggiunta ieri è stata infatti di 163 centimetri, ben oltre il limite massimo concesso (ma comunque molto lontano dalle soglie di esondazione). Per liberarsi di tutta quest’acqua quindi nel Ticino vengono erogati circa 870 metri cubi di acqua al secondo, un terzo in più del solito.
Tanta acqua che esce e che va ad ingrossare sia il Fiume Azzurro che il Po, il cui livello è cresciuto di 1 metro e mezzo in un solo giorno. Una situazione imprevista e inattesa al punto che nell’ultima riunione dell’autorità di bacino del Po a fine maggio il tema all’ordine del giorno era la siccità e si guardava con favore ad alcune piogge che avevano alzato il livello del Verbano. Uno scenario che ora è radicalmente cambiato e che verrà affrontato in una nuova riunione in programma per l’11 giugno.
E vedendo anche la situazione del Varesotto, dove domenica in 8 ore in alcune località è caduta la pioggia che normalmente si registra in tutto giugno, Coldiretti torna a suonare l’allarme dei cambiamenti climatici. “Si tratta dell’ultima spallata del clima impazzito in una maledetta primavera che –sottolinea l’associazione in una nota– è iniziata con il gelo che ha compromesso le fioriture ed è proseguita con il caldo torrido e la siccità per andare a concludersi con le tempeste da nord al sud del Paese”. Tutto questo per le campagne si è tradotto in “milioni di euro di danni nelle campagne a causa del maltempo che hanno distrutto raccolti, sventrato serre, sradicato alberi, allagato campi e provocando frane e smottamenti in un giugno pazzo segnato nella prima decade lungo tutta la Penisola da 60 eventi estremi tra violenti temporali, grandinate anomale e bufere di vento, in numero quasi sei volte superiore alle 11 che si sono verificate nello stesso periodo dello scorso anno”.
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