Dario: “Ho capito cos’è davvero importante per me. Che noia le videochiamate”

Storie di giovani in un anno di pandemia. Una serie di interviste a ragazze e ragazzi del territorio per dare voce a chi, in un anno di emergenza sanitaria, non ha avuto molte occasioni per esprimersi. Oggi parla Dario

Generica 2020

Young covid, storie di giovani in un anno di pandemia. Un nuovo spazio nato per dare voce a chi, in un anno di emergenza sanitaria, non ha avuto molte occasioni per esprimersi. (foto di copertina: Andrea Elli)

La pandemia ha inevitabilmente tolto qualcosa (o qualcuno) a tutti durante uno degli anni più bui della storia recente del nostro Paese e del mondo intero. Tutti hanno sofferto, chi più, chi meno.

Ci sono state però anche le vittime collaterali del covid, quelle di cui nessuno parla: i giovani. Abbandonati, fin dall’inizio, loro, che sono il presente e saranno il futuro del nostro Paese.

Attraverso Varesenews e V2Media, il network dei nostri giornali, vogliamo dare voce a chi, da un anno a questa parte, non ne ha avuta, grazie ad una serie di interviste a ragazze e ragazzi del territorio. Se volete scriverci per raccontarci come avete vissuto questo anno pandemico potete COMPILARE QUESTO MODULO.

Dario Primerano vive a Bisuschio e ha 25 anni. Dopo essersi laureato è entrato nel mondo dal lavoro. Durante il lockdown ha accusato molto la mancanza della sua fidanzata. Non è un amante delle videochiamate e il lockdown lo ha fatto sentire pigro.

Come hai vissuto, in generale, la pandemia? Qual è stato il tuo sentimento più ricorrente?

Difficile esprimersi su una situazione che ancora stiamo vivendo. Ho vissuto un’evoluzione della percezione della pandemia: i primi giorni li ho vissuti con incredulità, sembrava una situazione troppo strana per essere vera. Una volta realizzato cosa stava accadendo, ho vissuto nel timore, veicolato anche dai mass media. Il secondo lockdown è stato meno angosciante perché ormai si conosceva la situazione. Il sentimento più ricorrente è sicuramente stato quello di rassegnazione e di scocciatura.

Qual è la mancanza che più hai accusato durante il periodo di lockdown?

Tra tutte le cose che non potevo fare, la più pesante è stata l’impossibilità di vedere la mia ragazza: mi sono abituato a tutte le assenze tranne alla sua.

Hai rispettato le restrizioni imposte dalle autorità? Se sì, cosa ne pensi di chi non le ha rispettate?

In generale sì, sono stato ligio. Ci sono state pochissime volte in cui mi sono mosso oltre il consentito. Chi non le ha rispettate mi faceva sentire ingiustamente in difetto.

Immagino che tu non abbia potuto vedere alcune persone care durante il lockdown. Come hai affrontato questo impedimento?

Videochiamate, che reputo odiosissime oltre che noiose. Non permettono di essere sé stessi e mi mettono a disagio; vedere in faccia le persone è tutta un’altra cosa.

C’è qualche hobby o passatempo che a causa del lockdown hai riscoperto? O qualcuno di nuovo che, a causa del tempo libero, hai scoperto?

Durante i primi giorni pensavo che essendo obbligato a stare a casa avrei trovato il tempo di fare molte cose, ma più passava il tempo più mi rendevo conto che stare a casa contribuiva a farmi sentire pigro: iniziavo attività che abbandonavo in un attimo.

Pensi che i problemi di salute mentale causati dalla mancanza di socialità, soprattutto tra i più giovani, possano diventare un problema serio?

Lo sono già, e non da adesso. Se ne parlava già prima, e il lockdown non ha fatto altro che peggiorare la situazione. I più giovani maneggiano strumenti, come smartphone o console, che permettono loro di socializzare restando isolati, perciò non si rendono conto della disabitudine al contatto umano e non si rendono conto di essere comunque soli. Questo li porta a sviluppare un tipo di socialità diversa da quella tradizionale.

Cosa ne pensi della comunicazione dei mass media a proposito della pandemia?

Un disastro totale. Sembra che i mass media non aspettassero altro, sono nate pagine e blog solo per parlare di questo, le fake news erano all’ordine del giorno. Sono cose che avvengono anche durante i periodi “normali”, figurarsi per un argomento così importante. Molti hanno sfruttato la pandemia per fare intrattenimento e intraprendere una gara di ascolti. Si sono viste e sentite parlare persone senza alcuna qualifica nei salottini televisivi della domenica sera.

Aderirai alla campagna vaccinale? Con quale spirito?

Aderirò sicuramente quando potrò, perché è giusto così. Perché dovrei correre il rischio di contrarre il virus? Lo farò, sicuramente.

Cosa ne pensi dello scetticismo attorno ai vaccini? Lo reputi giustificato?

Posso capire che i tempi della scoperta sembrino troppo brevi e qualcuno possa reputare questi vaccini non pronti ed efficaci al 100%. Si può discutere sullo scetticismo, ma deve essere giustificato adeguatamente e supportato da valide argomentazioni. I tempi sono brevissimi, ma credo che nessuno sia così folle da proporre soluzioni che non abbiano almeno il 90% d’efficacia.

Pensi che siamo entrati nella fase finale della pandemia? Si vede, secondo te, la luce in fondo al tunnel?

Non lo so sinceramente. Passa il tempo ma sento continui casi di contagiati, anche tra alcuni miei conoscenti: mi fa pensare che ci sia ancora disattenzione e superficialità. Penso che dovremo però abituarci a una parziale convivenza con il virus, mantenendo comunque alta la guardia. Non possiamo continuare a vivere chiusi in casa.

Pensi che la quotidianità cambierà dopo la pandemia? Se sì, come?

La gente ha la memoria corta, perciò con il tempo ci si riabituerà a vivere normalmente. Io mi reputo cambiato: le assenze forzate mi hanno fatto capire cosa fosse davvero importante per me.

Qual è una cosa che farai appena ci sarà piena libertà?

Nulla di che, mi basterà tornare alla vita normale senza strafare: andare al lago, uscire a mangiare una pizza o a bere una birra con gli amici. E magari cominciare a viaggiare un po’.

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Pubblicato il 01 Maggio 2021
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