Metamorfosi urbana: i “picconatori” di via Medaglie d’Oro
La ventunesima tappa della rubrica di Fausto Bonoldi resta in via Medaglie d'Oro, per vedere altri palazzi distrutti

Ogni lunedì, con una passeggiata virtuale, la rubrica “Metamorfosi urbana” vi racconta le trasformazioni che ha subito Varese negli ultimi cento anni, da quando cioè è diventata capoluogo di provincia. A firmarla è Fausto Bonoldi, storica firma del giornalismo varesino che su questo argomento, che tratta da anni nel gruppo Facebook La Varese Nascosta, ha scritto anche un libro, edito da Macchione, dal titolo “Cara Varese come sei cambiata“
Metamorfosi urbana, ventunesima puntata: i “picconatori” di via Medaglie d’Oro
Da circa un secolo il verde è scomparso da via Medaglie d’Oro un tempo viale intitolato al re Umberto: non c’è più il parco già del convento dell’Annunciata e poi di Villa Dandolo e neppure il filare di alberi che, come ci ha fatto sapere l’amica professoressa Ivana Pederzani, era stato piantato dal Comune per ombreggiare il cammino di chi, sceso dal treno alla stazione, doveva raggiungere il centro, prima che, nel 1889, fosse aperto il corso Roma (oggi intitolato a Aldo Moro). Sul lato sinistro (guardando la caserma) il primo edificio costruito nel parco fu il palazzo, all’angolo con via Piave, progettato nel 1926 dall’ingegner Edgardo Soldati.

Come altri palazzi d’angolo della nostra città, l’edificio mostra i caratteri di un moderato razionalismo non ancora inquinato dal monumentalismo di regime, che ha poi ispirato le costruzioni di piazza Monte Grappa. Del resto il peggior “crimine edilizio” nella via non l’ha commesso il Fascismo ma l’Amministrazione democratica che, agli inizi degli Anni Sessanta, decretò la demolizione del palazzo ottocentesco che sorgeva all’angolo con via Felice Orrigoni.

Il 3 gennaio del 1962 le ruspe rasero al suolo l’elegante edificio, dal cui ampio androne saliva un grande scalone curvilineo a cui davano luce artistiche vetrate e un lampione. Nello spazio “liberato” fu costruito, su progetto dell’ingegner Antonino Mazzoni, il moderno Hotel City, che fu inaugurato il primo giorno di settembre del 1966. Per rendersi conto di quanto abbia perso la città in eleganza basta guardare gli antichi palazzi, magistralmente restaurati, dei due lati della via Orrigoni.

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