Tra gli effetti del long covid anche la fuga dai controlli senologici: “Vediamo troppi tumori in fase avanzata”

La professoressa Francesca Rovera, direttore della Brest Unit dell'Asst Sette Laghi, non ha mai smesso di operare le donne con tumore al seno ma quest'anno ha aumentato al massimo le sedute chirurgiche per rispondere alla richiesta di cura

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(foto di repertorio)
Entra in sala operatoria 5 giorni alla settimana. Alcune sedute durano dalle 8 alle 20. La professoressa Francesca Rovera, direttore della Breast Unit dell’Asst Sette Laghi, è una garanzia per le sue pazienti o, come le chiama lei, “le mie donne”.

Il piano di recupero delle liste d’attesa, deciso a livello regionale e tra gli obiettivi dati ai direttori generali, non la coinvolge troppo: « Fortunatamente – spiega la direttrice della Breast Unit per la cura del tumore al seno  – anche durante i mesi più difficili della pandemia siamo riusciti a contenere la riduzione di attività grazie a un’azienda che ha molte sedi e con una programmazione lungimirante. Nel 2020 ho operato 405 tumori mentre l’anno precedente ne avevo fatti 495. Lo scoro anno, poi, l’attività è ripresa a pieno ritmo e abbiamo superato i 550 casi e quest’anno siamo davvero a livelli notevoli». 

Tutto a posto, dunque? « Purtroppo questo lungo periodo così difficile e spaventoso ci ha lasciato una sorta di apatia – commenta la chirurga specialista in senologia – quasi una sorta di rifiuto verso tutto ciò che è malattia o patologia. E questo lo dico perché stiamo vedendo sempre più tumori in fase avanzata. Ma la cosa più preoccupante è che queste donne avevano il dubbio di avere qualcosa di serio ma, per indolenza o pigrizia o stanchezza, hanno tardato a presentarsi. E questa cosa l’ho riscontata anche in donne giovani, attente e culturalmente sensibili alla tematica. Secondo me, questo è un effetto del covid, io lo annovererei nella casistica del “long covid”. Una sorta di apatia e assuefazione al grigiore che ci ha imposto il Covid. Aggiungiamo, inoltre, il fatto che dopo due anni di paura e preoccupazioni si ha più voglia di leggerezza e divertimento. E così, purtroppo, arrivano in senologia con masse più grandi».

Da anni la professoressa Rovera insiste sulla diagnosi precoce e sulla prevenzione perchè un intervento in fase precoce salva la vita nel 90% dei casi ( con punte anche del 95%): « I tempi di attesa per una prima visita senologia sono bassissimi. Se qualcuno arriva con il bollino viene addirittura visitato subito. Purtroppo sappiamo che le criticità ci sono e sono collegate alla diagnostica, i tempi per l’esame mammografico ed ecografico sono biblici. Chi arriva in senologia alla fine del percorso, però, con un’indicazione chirurgica entra in sala operatoria entro massimo venti giorni. Davvero stiamo dando quanto più possiamo alle nostre donne e difficilmente potremmo aumentare quanto stiamo facendo in 5 giorni di sale operatorie con alcune sedute di 12 ore».

La professoressa Rovera non si tira mai indietro: « È vero che io do tanto alle mie donne ma, credetemi, meno di quello che loro danno a me. Amo profondamente il mio lavoro, l’ho scelto perché ci credo e oggi giorno ho la conferma di quanto sto facendo negli occhi, nei sorrisi , negli abbracci ( limitati…) delle mie donne, nei disegni dei loro bambini. Per questo, io rivolgo un appello a tutte le donne: capisco che c’è bisogno di leggerezza, di essere spensierate dopo un periodo così difficile. Ma non smettete mai di volervi bene».

Un controllo può salvare una vita. Soprattutto nei casi di tumore al seno. 

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

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Pubblicato il 01 Luglio 2022
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