Sul caso “firme sospette” a Maccagno una condanna e due rinvii a giudizio
Entra nel vivo il procedimento legato alla denuncia della minoranza seguita alle consultazioni i elettorali del 2019
Un anno e due mesi di condanna, coi doppi benefici. Due rinvii a giudizio che verranno discussi a partire dal prossimo marzo. La prima “riga” sul caso delle sospette irregolarità legate alle tessere elettorali e ad alcune operazioni di voto a Maccagno con Pino e Veddasca giunge mercoledì dalla camera di consiglio del giudice per l’udienza preliminare di Varese che ha preso la prima decisione sul caso a tre anni e mezzo dalla pubblica denuncia del caso da parte della minoranza all’indomani del voto della primavera 2019.
Le contestazioni sono rivolte a tre persone, un impiegato comunale, un consigliere comunale di maggioranza e un presidente di seggio: sarebbero state firmate alcune richieste di duplicato di tessera elettorale per conto di elettori residenti all’estero. L’ex consigliere comunale, difeso dall’avvocato Lacchin, è stato oggi condannato con rito abbreviato e beneficerà della sospensione condizionale della pena e della non menzione della condanna (sul certificato penale): il reato contestato è di “falso”. Per gli altri due imputati invece (difesi dagli avvocati Bossi e Lisi) si aprirà la fase dibattimentale il primo di marzo, a Varese.
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