Alchimia
di Fmk

E le cellule si chiamavano, i pori della pelle si riconoscevano per nome, e l’alchimia dei corpi operava in loro, e così lui non era più lui, e lei nemmeno, erano due esseri distinti, ma non quelli di prima… e lui aveva quattro braccia, e sembrava quel dio indù sceso in terra, e gli chiesero per favore di essere normale, uno come gli altri, e nella sua bontà e comprensione rinunciò a quelle fattezze e passò il resto della vita con solo due braccia, soddisfò in tal modo una richiesta priva di fantasia… e invece l’amore che viveva non aveva limiti, per gli amanti l’alchimia è un gioco da ragazzi, e ci ridono sopra… e lei era una gigantessa dalle forme abbondanti con labbra di lampone e uva spina e occhi di glicine in fiore, e le cellule si chiamavano, i pori della pelle si riconoscevano per nome, trasformavano la materia e lo spirito la inondava, e in quella stanza tutto diveniva possibile… E dopo mille sembianze si separarono, e lo fecero con coscienza, andando oltre alle cose nel comprendere il mistero che ogni umano ha in sé, e così per superare i corpi erano passati attraverso i corpi… E lui adesso vive alle Cinque Terre, è vecchio e ancora si alza al mattino e lavora, sposta i sassi e li sistema sulle terrazze delle colline, e quando vanno a trovarlo nel periodo della vendemmia c’è sempre qualcuno che gli ricorda quell’amore, e lui inveisce, non vuole che nessuno pronunci la parola amore, e agita il bastone… e lei vive al Nord, e il vento gelido l’ha resa eccentrica, o forse furono quelle alchimie, lei si abbandona e il vento le porta via la carne, un po’ alla volta, come fa con le montagne, e le sue cellule sono abituate… e lei dunque è folle, e lui dunque è un uomo solo, il destino di un inevitabile e magico gioco alchemico.
Racconto di FMK (www.ilcavedio.org). 4.- Caldo agosto: quattro racconti d’amore.
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