I vocali di Domenichini alla compagna la mattina del delitto: “Ho la roba in tasca, prepara le valigie”
Ricostruita in aula la giornata del sospettato dell'omicidio della pensionata Carmela Fabozzi. Fra le 9.49 e le 10.48 del 22 luglio 2022 il cellulare dell’imputato risultava agganciato alla cella che copre l’abitazione della vittima
Sergio Domenichini a processo dinanzi alla corte d’Assise di Varese per omicidio pluriaggravato è stato immortalato dagli occhi elettronici delle telecamere avvicinarsi la mattina del 22 luglio 2022 alla zona abitata dalla pensionata Carmela Fabozzi. Era in auto assieme all’amico Antonio Crisafulli (condannato in primo grado per favoreggiamento personale) rimasto poi in giro da solo in auto per quasi un’ora, poi fare di nuovo ritorno a Malnate, e da lì, con di nuovo in auto Domenichini arrivare fino a un compro oro di via Medaglie d’Oro a Varese.
Il cellulare di Domenichini è rimasto dalle 9.49 alle 10.48 praticamente inattivo; acceso, ma inattivo: nessuna visualizzazione di messaggi, anche audio. Nessuna risposta alle chiamate vocali. Si tratta, beninteso, non di semplici congetture d’accusa, ma di dati oggetto di riscontri presentati nel corso dell’udienza, la seconda particolarmente “tecnica” dopo quella in cui sono stati affrontati gli aspetti medico legali, dove l’accusa (pm Anna Maria Zini) ha giocato la carta della ricostruzione attraverso gli strumenti che la tecnologia offre, per arricchire di elementi probatori la posizione del 67enne “volontario“ di un’associazione di Varese alla quale era iscritto e in nome della quale prestava la sua opera di accompagnamento anziani per esami e visite.
In aula è andata in scena la ricostruzione di quella mattina con l’imputato che mette in moto la “Cinquecento X“ noleggiata a Malnate, auto che monta a bordo un gps che registra soste e luoghi dove l’auto si spinge. Una ricostruzione minuziosa che oltre sfruttare il posizionamento satellitare del veicolo viene interpolata con le immagini dei varchi stradali dove a seconda degli orari l’auto viene guidata prima da Domenichini nella fase di avvicinamento all’appartamento della vittima, poi da Crisafulli che si muove a vuoto per circa un’ora e poi di nuovo da Domenichini che va prima in via Ca’ Bassa a gettare i due cellulari della vittima nell’Olona (telefoni che verranno ritrovati un mese dopo su stessa indicazione dei carabinieri portando il sospettato oramai arrestato sul posto), poi ad un “compro oro“ di Varese, non prima, alle 10.48, di aver inviato un vocale alla compagna su whatsapp: «Ho la roba in tasca. Prepara le valigie» (così come emerge dalle analisi forensi del cellulare del sospettato effettuate dai carabinieri).
Quale roba? Secondo l’accusa erano le collane della povera pensionata che l’imputato è riuscito a piazzare al negozio in cambio di mille euro in contanti (altri 300 sarebbero stati dati alla presentazione dei documenti, mai avvenuta), soldi che sarebbero serviti per pagare, forse, il soggiorno all’hotel di Lignano Sabbie d’Oro, soggiorno peraltro mai saldato.
Ma le prime investigazioni del nucleo operativo dei carabinieri di Varese erano già sulle sue tracce, tanto da aver piazzato una serie di dispositivi sull’auto presa a noleggio dall’imputato, aver appurato che lo stesso chiedeva informazioni a conoscenti circa l’esito e l’andamento delle indagini sull’omicidio, e aver inoltre recuperato un elemento importante: un mozzicone di sigaretta con Dna del sospettato, poi confrontato con quello trovato sotto il letto ungueale della vittima, ultimo tentativo di difesa. Elementi che sono stati illustrati nell’udienza di mercoledì e che verranno integrati con quelli del Ris di Parma in aula il prossimo 15 novembre per raccontare dettagliatamente le risultanze delle tecniche investigative utilizzate nelle indagini.
L’udienza si è spinta nel pomeriggio ad ascoltare anche tre dipendenti dell’officina che a Malnate aveva affittato l’auto a Domenichini – senza ricevere alcun corrispettivo, si parla di 700 euro – che spesso si faceva vedere da quelle parti per i tagliandi delle auto dell’associazione di Varese che si occupava (e si occupa) del trasporto anziani, e dove l’imputato era iscritto. È stato inoltre ascoltato il compro oro di Varese che ha anticipato i soldi a Domenichini prima che quest’ultimo partisse per le vacanze.
«E le catene d’oro che avete ritirato, dove sono?», è stato chiesto dal presidente del Collegio. «Sono state fuse»: tecnicamente non vi biondi traccia di quanto mancava all’appello fra gli ori della vittima, neppure quella pesante catena d’oro che la signora Fabozzi non si toglieva mai neppure per farsi la doccia e che custodiva le foto del marito e del figlio defunto. Una catena che le è stata tolta dall’assassino, probabilmente quando l’anziana era ancora a terra agonizzante.
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