Infrastrutture e capitale umano: la sanità che cambia con i giochi olimpici di Milano-Cortina
Alla Liuc prende forma la “health legacy” di Milano-Cortina 2026: ospedali potenziati, case di comunità, ibridazione con la protezione civile, competenze manageriali diffuse e uso mirato dell’intelligenza artificiale
Quale eredità lasceranno i Giochi sui territori? La risposta emersa al convegno Liuc è netta: Milano Cortina 2026, prima Olimpiade “diffusa” coerente con la sostenibilità, sta trasformando l’organizzazione dei servizi attraverso un modello che mette in prima linea i servizi sanitari regionali.
L’apertura della rettrice Anna Gervasoni ha dato il tono a una giornata che ha riunito istituzioni, Fondazione Milano Cortina 2026 (patrocinatrice dell’iniziativa), accademici e manager sanitari, tra cui Marco Alparone, vicepresidente regionale, nonché assessore al Bilancio e finanza, Emanuele Monti, Executive Board member AIFA e presidente commissione Welfare Regione Lombardia, e il direttore generale Welfare Mario Melazzini, per discutere un’eredità che vada oltre l’evento.
LA LEGACY MATERIALE GIÀ SI VEDE
Nel quadro presentato da Davide Croce (Università Liuc e Olympic Hospital Advisor Manager), la legacy materiale è già visibile: poli ospedalieri come il Niguarda di Milano, Belluno e Verona, Trento e Bolzano hanno adeguato Pronto Soccorso, diagnostica avanzata e posti letto specialistici per un’assistenza mirata durante le gare. In parallelo, strutture di dimensioni minori evolvono verso eccellenze in medicina dello sport, ortopedia e gestione del paziente complesso. Molti poliambulatori temporanei diventeranno Case di Comunità o arricchiranno in modo stabile l’offerta territoriale, evitando il rischio di cattedrali nel deserto tipico di infrastrutture “usa e getta”.
PROCEDURE REPLICABILI
Il modello operativo integra protezione civile ed emergenza sanitaria: un’ibridazione che, oltre a sostenere il picco di rischio dei Giochi invernali, costruisce procedure replicabili per altri grandi eventi. La rete “olimpica” non è un’isola: connette elisoccorso, ospedali di alta specialità e presidi periferici in un unico ecosistema, con regole chiare di triage, trasferimento e presa in carico. Al centro della legacy c’è però il capitale umano.
AGENTI DEL CAMBIAMENTO
La gestione di servizi ad alta complessità diventa palestra di competenze organizzative trasferibili all’ordinario e alle emergenze, formando “agenti del cambiamento” dentro il Servizio sanitario. Gemellaggi tra aziende, programmi di rotazione, foresterie per il personale nelle aree di gara e training avanzati consolidano una cultura operativa comune, orientata a performance e sicurezza. Sul versante tecnologico, Ranieri Guerra (già vicedirettore generale OMS) ha richiamato la natura “ad alto rischio” dei Giochi: flussi imponenti, incidenti sportivi complessi, variabili climatiche.
AI: UNA LEVA STRATEGICA
Qui l’intelligenza artificiale non è un vezzo ma una leva strategica per la preparedness: modelli predittivi per la domanda di Pronto Soccorso, supporto alle decisioni per il dispatch dei mezzi, analisi dei pattern infortunistici e monitoraggio in tempo reale dei siti gara. L’obiettivo non è sostituire i professionisti, ma orchestrare risposte rapide e coerenti su scala interregionale.
INSIEME
Per la Fondazione Milano Cortina 2026, la legacy è “il cuore” dei Giochi. In collegamento video, Diana Bianchedi ha ribadito la doppia dimensione dell’eredità: infrastrutture e competenze, reti e approcci innovativi come One Health, con il valore del “together” inscritto nel nuovo motto olimpico.
Iacopo Mazzetti ha riportato questa visione al lavoro quotidiano: pianificazione della legacy fin dalla candidatura, progetti misurabili, collaborazione sistematica con territori e università. Giuseppe Massazza, Chief Medical Officer dei Giochi, ha sintetizzato il cambio di paradigma: «La forza del nostro servizio medico non sta solo nell’organizzazione dell’evento, ma nella stretta collaborazione con i sistemi sanitari locali. Così le comunità erediteranno strutture e competenze potenziate».
Nella stessa direzione, Alberto Zoli (Asst Niguarda) ha richiamato la scelta di un impianto interamente pubblico, con investimenti che restano: pronto soccorso dedicati alla “family” olimpica affiancati da pronto soccorso territoriali rafforzati, attrezzature e cantieri orientati all’uso post-evento.
GIOCHI E SVILUPPO ECONOMICO
La prospettiva istituzionale, portata tra gli altri da Emanuele Monti e Mario Melazzini, mette in relazione la legacy sanitaria allo sviluppo socioeconomico: turismo accessibile, sicurezza e innovazione come filiere in cui i Giochi funzionano da «stress test e acceleratore».
Non meno rilevante il tracciato culturale: Fabio Pigozzi ha ricordato il ruolo storico e presente della medicina dello sport – dallo screening pre-partecipazione al return to play, fino all’integrazione di indossabili e AI – come ponte tra prestazione e prevenzione, nell’interesse degli atleti e della popolazione generale.
VALLI ALPINE E CITTÀ METROPOLITANE
Sul versante organizzativo dei territori, è intervenuta anche Ida Ramponi (Asst Valtellina e Alto Lario), richiamando il valore di una rete capace di tenere insieme valli alpine e grandi hub metropolitani. Il risultato è una visione coerente: infrastrutture che non si smontano, servizi che imparano sotto pressione, professionisti che crescono e restano, tecnologie al servizio delle decisioni, inclusione come standard. In altre parole, una “health legacy” che trasforma l’eccezione olimpica in regola quotidiana: sistemi più resilienti, integrati e vicini ai cittadini, anche quando i riflettori si spegneranno.
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