Un centimetro sopra le montagne
Una storia notturna, poco prima dell'alba. Un passaggio di testimone primordiale tra la luna e il sole. L'ha raccontato così ai nostri lettori Giuseppe Geneletti

Dalle cinque alle sei del mattino, inseguendo la luna tra Monate, Ternate e Casale Litta
Sono uscito poco dopo le cinque del mattino.
Prima di colazione, prima di leggere, prima di scrivere.
Prima del mondo.
C’era silenzio, nessun piano, c’erano scarpe da città e un pile da montagna, le chiavi in mano, e una luna così vicina da sembrare in caduta libera. Mi è quasi venuta addosso.
La mia anima ha fatto un passo indietro, di lato, prima che il corpo si svegliasse.
Ho avuto una reazione vagale.
Ma non c’era tempo.
Bisognava inseguirla. Prima che si tuffasse nel lago.
Giù per la collina, sopra il pontile di Bodio.
Ci sarà?
Sì, c’è. Tra i lampioni, le panchine vuote, il piatto lago.
E ora?
Frenesia. Inseguimento.
Vogliamo vederla quando si fa rosa. Quando si vergogna di scappare.
Lago di Monate.
Ce la possiamo fare.
Non c’è in giro nessuno. Ma attento alle volpi: è la loro ora.
Curva a destra, curva a sinistra, curvone, stop, semaforo.
Rotonda. Strade strette. Case che dormono.
Non c’è tempo per pensarci.
Ma così la perdiamo. Dietrofront.
Dall’altra parte del lago.
Semaforo per chi?
La superstrada gioca a nascondino: ci sono, non ci sono. Ci sono, non ci sono.
Stradina per il lago.
Veloce.
Non puoi buttare giù il cancello.
Dietrofront.
Cambio strategia.
Lago di Comabbio.
Destinazione: Ternate.
Semaforo per le lucciole.
Curva a destra. Parcheggio vietato. Non vale, è notte.
Il Parco di Ternate è aperto, ma non si vede niente.
La rugiada trapassa il cuoio. Asciugheranno.
Meglio che accendi una luce.
Prima di finire in un buco.
Ecco il pontile.
Piedi fradici.
Guarda che batte… dov’è? dov’è?
Non c’è più.
Quando le colline più basse diventano le montagne più alte, scompare.
Tonfo al cuore.
Forse, risalendo verso Varano puoi vedere le sue ciglia, per l’ultimo battito, prima che chiuda gli occhi.
Respira. Va tutto bene.
È andata. Non c’è niente da fare.
Forse domattina. Stesso posto, stessa ora. Ma un poco prima.
Non oggi.
Peccato.
Si torna all’ovile.
Bocca impastata.
Respira.
Forse, forse… dalla cima di Casale Litta?
Curva a destra. Curva a sinistra. Stop.
Riparti.
Ultima chance prima del bosco.
Sììììììììììììììììì.
Un centimetro sopra le montagne.
Arancione come il sole che la illumina dall’infinito.
Parcheggia. Dove?
Va bene qui. Non passa nessuno.
E se passa, si ferma. E si meraviglia.
Un’auto come cavalletto.
Diventa un lago di gocce e di riflessi.
Incanto.
Scatti.
Preghiera.
Certe mattine non servono a niente.
Per questo restano dentro per sempre.
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