Elia Del Grande: “Io trattato peggio di un detenuto, ecco perché sono scappato dalla casa lavoro”
Il cinquantenne di Cadrezzate condannato per il triplice omicidio dei famigliari scrive a Varesenews: “Pago lo scotto del mio nome e di quello che ho commesso, stavo ricostruendomi una vita”
«Il mio gesto è dovuto alla totale inadeguatezza che ancora incredibilmente sopravvive in certi istituti, come le case lavoro, che dovrebbero tendere a ri-socializzare e reinserire con il lavoro, per l’appunto cosa che non esiste affatto, le case lavoro di oggi sono in realtà i vecchi OPG (gli ospedali psichiatrici giudiziari ndr) dismessi nel 2015 grazie una legge stimolata da qualcuno che ha voluto aprire gli occhi su quello scempio che era ancora in essere, cosa che non è accaduto per le case al lavoro che in realtà sono recipiente di coloro che hanno problemi psichiatrici e che non hanno posto nelle Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza ndr)».
È con una lunga lettera che Elia Del Grande, il quale ha scontato oltre 25 anni di carcere per aver ucciso i genitori e il fratello, e fuggito una settimana fa dalla casa lavoro di Castelfranco Emilia, racconta il motivo del suo allontanamento dalla struttura.
«Mi sono trovato ad avere a che fare ogni giorno con gente con serie patologie psichiatriche, la terapia chiaramente psicofarmaco, viene data in dosi massicce a chiunque senza problemi. L’attività lavorativa esistente è identica a quella dei regimi carcerari. Le case di lavoro oggi sono delle carceri effettive in piena regola con sbarre cancelli e polizia penitenziaria, orari cadenziati, regole e doveri. Con la piccola differenza che chi è sottoposto alla casa di lavoro non è un detenuto, bensì un internato, ovvero né detenuto né Libero, nessuna liberazione anticipata, nessun rapporto disciplinare, ma solo proroghe da sei mesi in su che servirebbero, in teoria e non in pratica, a riabituare il sottoposto a misura di sicurezza al tessuto sociale esterno contenendolo e dandogli opportunità lavorativa, quest’ultima attualmente è negata se non solo con turnazioni identiche a quelle carcerarie», continua Del Grande.
«Avevo ripreso in mano la mia vita, ottenendo con sacrificio un ottimo lavoro dando tutto me stesso in quel lavoro che oggi mi hanno fatto perdere senza il minimo scrupolo, mi riferisco alla magistratura di sorveglianza, avevo ritrovato una compagna un equilibrio i pranzi le cene il pagare le bollette le regole della società, tutto questo svanito nel nulla per la decisione di un magistrato di Sorveglianza, che mi ha nuovamente rinchiuso facendomi fare almeno mille passi indietro riproponendomi soltanto la realtà repressiva carceraria, anzi quella delle case lavoro è ben peggio, ci sono persone all’interno che sono entrate per sei mesi e avendo l’unica colpa di non avere una dimora e una famiglia, si trovano internate da 4/5 anni, in un Paese civile e al passo con le regole europee, questo non dovrebbe più esistere, difatti l’Italia è l’unico paese in tutta Europa che adotta le misure di sicurezza».
«Ci tengo a precisare che io da questo paese sono stato condannato ad anni 30 di reclusione, effettivamente ne ho scontati 26 e 4 mesi e non sono stato condannato a galera in più, e invece grazie a questo articolo di legge risalente a Mussolini ancora in essere dal nostro codice penale mi sono ritrovato nuovamente peggio di un detenuto. Mi sono visto crollare il mondo addosso, ho visto perdere tutto ho visto non considerato il mio impegno lavorativo, ho visto non considerato il mio percorso di reinserimento durato due anni e mezzo dall’atto del mio ritorno in libertà, oggi tutte le cronache mi definiscono come il serial killer, il pazzo assassino che è sfuggito senza la minima remora e controllo, additandomi di tutte le cose del passato senza informarsi prima su cosa ho fatto da quando sono stato scarcerato il 16 luglio 2023, questo e molto altro mi hanno spinto a provare il tutto per tutto pur di uscire da quella situazione alla quale non riuscivo assolutamente ad abituarmi e a prenderne consapevolezza nonostante tutti i carceri che io abbia girato» continua Del Grande.
«Il disagio che ho visto lì dentro credo di non averlo mai conosciuto e sono scappato anzi, mi sono allontanato, apprezzo VareseNews che è l’unica testata giornalistica che ha messo in evidenza che non è un evasione e che non vi è una realtà penale perseguibile ma che è solo un semplice allontanamento ma probabilmente, pago ancora fortemente lo scotto del mio nome e di ciò che ho commesso, mi ritengo amareggiato perché vorrà dire che qualsiasi pena uno possa pagare in questo Paese, comunque tu rimarrai sempre la persona responsabile del gesto commesso».
Elia Del Grande era stato sottoposto alla libertà vigilata una volta uscito dal carcere, nell’estate 2023. Si tratta di una misura di sicurezza ritenuta inadeguata dalla magistratura poiché soggetto “socialmente pericoloso”: il 23 settembre scorso Del Grande è stato fermato e portato alla casa lavoro del Modenese da cui si è allontanato il 30 ottobre scorso. In questi anni Del Grande ha vissuto fra la Sardegna e il Varesotto e si era stabilito negli ultimi mesi a Cadrezzate, nella casa sopra al vecchio forno di famiglia e aveva contattato la redazione di Varesenews anche il 16 agosto 2023.
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