Vicino all’aeroporto scomparso ricompare la stele degli aviatori
Il cippo era stato eretto dentro alle strutture della base aerea, oggi abbandonata. Ora viene ricollocato al Parco delle rimembranze
Le ultime tracce sono ancora nascoste nel bosco, segnalate quasi solo dalla torre dell’acqua che fa capolino sopra le chiome degli alberi. È il “Campo della promessa”, il grande aeroporto militare (e poi base per l’Esercito) tra Lonate Pozzolo e Castano Primo: ora che è quasi del tutto scomparso, un pezzo di memoria ritrova un suo posto, con la ricollocazione del cippo dedicato agli aviatori della brughiera.
La stele era stata eretta l’11 maggio 1968 nel Campo della Promessa, a cura di un gruppo di ex appartenenti all’aeronautica Militare: l’aeroporto non esisteva già più (fu operativo fino al 1945), ma l’area era ancora usata dai militari. Con l’abbandono definitivo negli anni Duemila (era usato per addestramento di fanteria e artiglieria), il cippo ha rischiato di finire dimenticato come le altre parti del fu aeroporto, ma alla fine è stato recentemente restaurato: venerdì 23 settembre, alle ore 10.00, sarà ufficialmente ricollocato nel Parco delle Rimembranze di Lonate Pozzolo, che custodisce già oggi altro monumenti e materiali militari (come l’aereo FIAT nella foto sopra, dal sito di Franco Maria Boschetto).
L’operazione è stata curata dal Comitato Recupero Reperti con il coordinamento delle istituzioni: lo stesso comitato negli anni ha ricollocato altre vestigia aviatorie del Campo della Promessa, uno dei campi d’aviazione più vasti d’Italia. Con il comitato promotore hanno collaborato nell’organizzazione della cerimonia l’Associazione Arma Aeronautica di Gallarate (se ne è occupato in particolare Ezio De Mio, vicepresidente), l’Associazione Cavalieri del Fiume Azzurro di Lonate Pozzolo (guidata da Franco Bertoni) e l’Associazione Italiana Amici dell’Aviazione “Clipper” di Ferno (presidente Giorgio De Salve Ria).
Il recupero del cippo è solo l’ultima azione di un recupero di memoria e restauro dei materiali legati al “Campo della Promessa” tanto caro a Gabriele d’Annunzio, il quale “battezzò” l’aeroporto e fece scrivere sulla stele originale la frase “Ai martiri Innominati dell’ala infranta e invitta che dell’eterno silenzio fanno la lor gloria eterna – 11 marzo 1926”. Molti materiali sono esposte a metà di via Gaggio, la strada nel bosco che conduce dal paese al Ticino: bombe da esercitazione, isolatori delle linee telefoniche, fasci littori in cemento del tempo del Ventennio, persino il tombino che chiudeva i serbatoi di benzina dell’aeroporto. E ancora resti di alcuni aerei distrutti durante la guerra (come l’SM79 individuato dal gruppo Unex Project) o materiali dei tempi in cui l’area era invece utilizzata dai mezzi corazzati.

«Le attività di ricerca e di recupero del comitato continuano senza sosta e non si esclude che nei tempi a venire – dicono i promotori – possa essere valutata la possibilità di ristrutturare la “Rosa dei Venti”, forse l’unico grande manufatto rimasto integro dopo tanti anni in Italia al servizio degli uomini addetti alla manutenzione degli aerei, utilizzato per la taratura delle bussole di bordo». La Rosa dei Venti è uno dei manufatti più affascinanti rimasti, per quanto “assediato” dalla vegetazione che avanza ovunque. Oltre a questo ci sono poi un piccolo bunker (vedi qui) e le case dove vivevano gli ufficiali della base militare, pregevoli edifici anni Venti ormai in stato di abbandono avanzato (ma ancora ben visibili e accessibili). Negli ultimi anni l’area è stata frequentata anche dalle escursioni naturalistiche: perché oggi le vestigia del Campo si confondono anche con l’ambiente affascinante degli ultimi lembi di brughiera rimasti.
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