Omicidio di Stabio: la salma della 35enne rientrerà in Ticino
Terminati gli esami autoptici in Italia, il corpo di Nadia Arcudi torna in Svizzera. Il presunto omicida indagato anche dal pm di Como per omicidio volontario e occultamento di cadavere

Il Ministero pubblico e la Polizia cantonale comunicano che, terminati i rilievi autoptici da parte degli inquirenti italiani, in accordo con essi, la salma delle 35enne domiciliata nel Mendrisiotto, Nadia Arcudi, trovata morta lo scorso 16 ottobre in un bosco a Rodero, nel Comasco, al confine tra l’Italia e la Svizzera e tra le provincie di Varese e Como, rientrerà nei prossimi giorni in Canton Ticino e sarà messa a disposizione degli inquirenti elvetici.
Intanto il presunto omicida, Michele Egli, cognato della vittima, 42 anni, sistemista informatico con la passione per la scrittura di romanzi gialli, è stato iscritto nel registro degli indagati anche in Italia. Un atto dovuto quello messo in pratica del pm comasco Massimo Astori, che ha indagato il cittadino elvetico per i reati di omicidio volontario e occultamento di cadavere. L’uomo, nel corso degli interrogatori di garanzia, ha fatto alcune ammissioni, secondo quando trapela dalle fonti investigative, anche se ha negato di essere stato l’esecutore materiale.
Nadia Arcudi, 35 anni, maestra elementare a Stabio, è stata probabilmente uccisa tra le 17 e le 18 di venerdì 14 ottobre, soffocata forse con un sacchetto di plastica. Sarebbe morta in casa sua, proprio a Stabio, dove vive con la madre. Il copro della donna sarebbe poi stato trasportato in Italia, nel bosco di Rodero, in una zona vicina ad una sorta di discarica abusiva, e lì abbandonato. Solo dopo che i colleghi di Nadia hanno dato l’allarme per la mancata presentazione a scuola della donna, lunedì 16 ottobre, il cadavere, senza scarpe e senza giacca, è stato riconosciuto.
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