Alessandro Alfieri visita l’ospedale di Saronno
Parte venerdì 3 febbraio il tour del segretario lombardo PD tra i presidi del Varesotto. La partenza voluta per ridare sostegno e credibilità al personale travolto dallo scandalo degli "amanti killer"
Domani, venerdì 3 febbraio, il segretario lombardo del PD inizia il suo tour per gli ospedali lombardi. L’inteno è quello di capire cosa sta succedendo a 18 mesi dall’approvazione della Riforma della Sanità. Ci saranno momenti di ascolto e confronto con il personale e i pazienti per rendersi conto della realtà e riferirla all’assessore al Welfare Goilio gallera.
La scelta di iniziare nel presidio di Saronno non è casuale: « Voglio mandare un segnale di vicinanza e stima a tutti quegli operatori professionali ed eccellenti che sono stati ingiustamente travolti da uno scandalo che riguarda solo due persone ben definite e che sono sotto indagine. Chiedo che si faccia massima luce sulla vicenda, vengano evidenziate, se ci sono, tutte le responsabilità collegate ma, una volta chiarita l’intera storia, l’ospedale torni ad avere quel rispetto che i lavoratori meritano e che si sono conquistati in anni di lavoro».
Le tappe successive saranno il 10 febbraio a Cuasso al Monte, l’11 febbraio ad Angera, il 20 febbraio a Varese, il 25 febbraio a Cittiglio, il 27 febbraio a Gallarate e a Busto Arsizio, il 10 marzo a Somma Lombardo, l’11 marzo a Luino e il 13 marzo a Tradate.
Alessandro Alfieri vuole fare chiarezza soprattutto su un aspetto: la nascita dei tanti comitati a difesa degli ospedali perchè si ha la sensazione che si stia sguarnendo il territorio con scelte e decisioni poco chiare: « Ci sono due questioni spinose: il personale di cui si discute all’interno dei POAS ( i piani organizzativi delle singole aziende ospedaliere in approvazione in Regione) e le specialità che andranno a definire la vocazione di ogni singolo presidio. È chiaro che non serve duplicare i reparti ma i bandi per l’assunzione di personale devono prospettare dinamiche lavorative nuove, sviluppate su un modello di rete dove non esiste un’unica sede ma un’organizzazione articolata. È chiaro che lo specialista è meno incentivato ad andare su un presidio piccolo, ma se entra in una squadra chiamata a lavorare su tutti quelli aziendali, quell’obiezione si supera».
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