Fiori: “No agli Ogm, in difesa di biodiversità e made in Italy”
Coldiretti ribadisce la contrarietà agli Ogm e il valore delle produzioni locali

«Dire sì agli Organismi Geneticamente Modificati equivale a dire sì ad un cibo prodotto nella “fabbrica” dell’agricoltura». Lo dice il presidente di Coldiretti Varese, Fernando Fiori, nel sottolineare come il ruolo dell’agricoltura nel nostro territorio, così come nell’intero comparto agroalimentare italiano, sia quello di produrre eccellenze ma anche di custodire e valorizzare l’inestimabile patrimonio di biodiversità del nostro Paese, che detiene in questo campo un vero e proprio record in Europa, con 55.600 specie animali pari al 30% di quelle europee e 7.636 specie vegetali che sono state salvate dall’estinzione.
«È ovvio — prosegue il presidente Fiori — gli Ogm non rappresentino il nostro modo di intendere il ruolo nella società e nell’economia dell’agricoltura. Considerare il mais “prodotto in laboratorio” la panacea di tutti i mali agricoli è miopia, quando è palese come il sistema economico dell’agroalimentare italiano e varesino si basi su quel Made in Italy fatto di eccellenze e particolarità, tanto osteggiato in passato proprio da quelle associazioni di categoria che oggi si fanno portavoce del “sì” agli organismi geneticamente modificati. Altrimenti — domanda il leader degli agricoltori varesini — come sarebbe possibile che in tutto il mondo, specie dove gli Ogm sono una realtà affermata, si moltiplichino i tarocchi dei nostri prodotti agroalimentari, come il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano, il Gorgonzola (il latte di questi formaggi, guarda caso, lo si produce anche nelle nostre stalle), ma anche il Pecorino Romano, l’Asiago o la Fontina e i salumi più prestigiosi dal Parma al San Daniele, così come gli extravergini di oliva, e le conserve? Insomma, quegli stessi tarocchi — conclude Fernando Fiori — che solo la Coldiretti, nel colpevole silenzio degli altri corpi intermedi del nostro settore, combatte. Qualità e distintività permettono alla nostra agricoltura di sopravvivere, quindi ci chiediamo, visto che tutti ci copiano e invidiano, perché dovremmo diventare come gli altri?»
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