“Il male accanto”, la Varese più nera raccontata in un romanzo
Il romanzo di Massimiliano Comparin racconta la Buguggiate degli Anni Settanta, quella dove l'autore è cresciuto e dove è nata l'avventura criminale del boss della 'ndrangheta Antonio Zagari

Torna a vivere grazie alle pagine di un libro di Massimiliano Comparin uno dei periodi più bui per il Varesotto, quello dei rapimenti, della malavita organizzata, della violenza. Un buio raccontato con il tocco leggero di un romanziere impegnato, che si è calato nella parte del “cronista” per raccontare una storia, inventata ma non troppo, di tre ragazzi di provincia mescolata a quella della ‘ndrangheta di Antonio Zagari, la fonte Zeta, riportata attraverso i verbali del pm Armando Spataro.
“Il male accanto” racconta la Buguggiate degli Anni Settanta, quella dove Comparin è nato e cresciuto. Un paese di campagna a due passi dalla città, dove la vita “in Sardegna” (dal nome della via di Buguggiate) di tre ragazzini, tre balòss poco meno che adolescenti che vivevano tra oratorio, cascine dismesse e campi, viene sconvolta da un rapimento, quello di Federico, compagno di giochi di uno di loro e figlio di persone conosciute in un paesino dove si conoscono tutti. È la storia (drammaticamente reale) del rapimento di Emanuele Riboli, scomparso nel 1974 al ritorno da scuola e mai più ritrovato. Una storia che segnerà la vita di tutti e tre i balòss, in modi diversi.
Al romanzo si alternano i capitoli del racconto criminale di Antonio Zagari, capo della ‘ndrangheta nel Varesotto a cavallo tra gli Anni Settanta, Ottanta e Novanta. Racconti di rapine, omicidi, traffici di droga e armi, killer e spalloni attivi tra la Calabria, la Svizzera e la Lombardia. Un racconto fatto dalla fonte Zeta (Zagari appunto) al pm Spataro: una storia di ammissioni di colpe che apre uno spaccato inquietante su una provincia che la malavita l’ha sempre vissuta come un oggetto esterno, ma che invece l’ha avuta accanto, vicino, dentro. Una malavita che colpiva a Buguggiate, a Malnate, in molti quartieri di Varese, alcuni veri e propri covi di bande criminali efferate e violente.
Il libro (Jouvence, pp. 306, euro 19) è diviso in 47 capitoli che si leggono piacevolmente e velocemente. La parte “romanzata” termina con la sconfitta dei buoni e la vittoria dei “cattivi”: Regiù, il bravo ragazzo, muore investito da un’auto; il Ròss, il più ingenuo del gruppo, finisce male, alienato nel piccolo mondo antico di Bugguggiate; il Pera diventa ricco, famoso e rispettato dopo aver fatto una brillante carriera criminale. La cronaca filtrata dall’interrogatorio di Zeta racconta parallelamente la crescita del boss Zagari, il top della sua avventura malavitosa fino al pentimento. E racconta anche che per il rapimento di Federico, alias, Emanuele, non ci sono stati colpevoli e la giustizia non è riuscita nemmeno a restituire il corpo del ragazzo ai genitori: una sconfitta che porta il magistrato dell’epoca a chiedere pubblicamente scusa al padre del ragazzo, devastato da un dolore atroce e inconsolabile.
“Il male accanto” è un libro che deve far riflettere sulla giustizia e l’ingiustizia, anche in periodo natalizio.
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