Monsignor Pigionatti uomo di potere per il bene della città

A nove anni dalla morte, presentato il libro "Don Pigio"(Macchione editore) scritto a quattro mani dai giornalisti Gianni Spartà e Riccardo Prando

monsignor pigionatti

Magistrati, avvocati, sindaci, ex sindaci, candidati sindaco e presunti candidati, imprenditori e figli di imprenditori, senatori, deputati, consiglieri regionali, giornalisti, questori, finanzieri e vescovi. Il potere, in tutte le sue declinazioni, si è riunito al collegio De Filippi per rendere omaggio, a nove anni dalla morte, a monsignor Tarcisio Pigionatti. L’occasione è stata la presentazione del libro “Don Pigio” (Macchione Editore), scritto dai giornalisti della Prealpina Gianni Spartà e Riccardo Prando. Sollecitati dal giornalista Gianfranco Giuliani, i due autori, il vescovo Luigi Stucchi, monsignor Peppino Maffi e Robi Ronza hanno tratteggiato il ritratto di un uomo che, insieme a Giovanni Borghi, simbolo del boom economico italiano, era un punto di riferimento per il territorio.

«Non abbiamo fatto un’opera di beatificazione, ma un libro per risvegliare le intelligenze sopite di questa città – ha detto Spartà -. Pigionatti era un uomo che aveva un grande senso dell’aggregazione sociale e che praticava l’accoglienza. Qui arrivavano politici, magistrati, poliziotti, perché lui era il playmaker dell’introduzione alla città. E se richiesto dava anche la raccomandazione».
«Non era un prete di retrovia. Era uno che stava in prima linea. È vero, aveva a che fare con molti potenti, ma non tenne nulla per sé. Era un uomo deciso , come dimostrò nel momento in cui doveva decidere il destino del collegio e la nascita del corso di studi alberghieri» ha aggiunto Prando.

Monsignor  Pigionatti era, dunque, uno che gestiva il potere. Non lo faceva per sé, ma per gli altri, per il popolo, per la gente. Le foto che arricchiscono il volume ricordano i passaggi eccellenti di Giuseppe Saragat, Giulio Andreotti e Aldo Moro, ma anche momenti di vita quotidiana dei suoi parrocchiani. Era un uomo che accoglieva le persone, qualunque fosse il colore della pelle, tanto che proprio Moro, in visita al collegio, disse: «Ma questa è un’arca di Noé!»

«I tratti della vita di monsignor Pigionatti – ha detto don Peppino Maffi – erano tre: la missione educativa, tanto che ancora oggi il cuore del De Filippi pulsa su questo versante, stare dentro la storia della città ed essere capace di coglierne le istanze culturali, fare del collegio un luogo di accoglienza anche per gli stranieri. Insomma, al De Filippi si imparava un metodo».

Il libro è un affresco di Varese nell’arco di 25 anni, dal 1960 al 1985. Un periodo di grandi trasformazioni politiche, economiche e religiose, che vide la nascita di nuovi movimenti. Era la città dove c’era la redazione del periodico studentesco Michelaccio, che all’epoca tirava 30 mila copie, e dove un professore marxista, Cesare Revelli, e un giovane prete, Fabio Baroncini, leader dei “giessini”, facevano lezione insieme. Spartà ha, infatti, intitolato la parte prima del libro: “La fede esce dalle chiese”:

«Quello di monsignor Pigionatti – ha affermato Robi Ronza – è un lavoro che merita di essere continuato, anche se faceva cose diverse rispetto a quelle che facevano noi. La chiesa di Dio è fatta di molte carovane che sostano nelle stesse oasi ed è giusto che non s’intralcino tra loro. Già monsignor Dell’Era aveva capito che stavano nascendo i movimenti e bisognava lasciarli crescere».
“Don Pigio” ci rimanda l’immagine di una Varese ricca di idee, voglia di fare e soprattutto con uno spiccato senso della comunità. « I gesti di accoglienza- ha ammonito il vescovo Stucchi –  hanno trovato qui una possibilità. La forza di monsignor Pigionatti ha generato una profezia educativa e di accoglimento, che una città oggi può rischiare di dimenticare»

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 12 Maggio 2006
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